17/05/2020 Sentiero 18 – Villa Draghi (Colli Euganei)

Distanza totale: 5,3 km (2.5↑ – 2↓ – 0.8↔)
Altitudine massima: 202 m
Altitudine minima: 13 m
Dislivello assoluto: 189 m
Totale salita: ? (non disponibile)
Totale discesa: ? (non disponibile)
Tempo totale: 2h 30′ (soste comprese)
Presenti: Antonio, Cippe, Fabio, Fede, Michele, Pedro, Silvia.

La fase 2 degli Arditi riprende con un girettino sui colli Euganei, giusto per saggiare le gambe, siamo in sette con ben quattro auto per via del distanziamento sociale imposto dalle norme Covid. Al parcheggio di villa Draghi, da cui parte la passeggiata, la prima sorpresa, c’è anche Federico che non aveva partecipato al dialogo in chat e giusto in auto lungo la strada ci chiedevamo che fine avesse fatto. La formula è la stessa della precedente esperienza, partenza nel primo pomeriggio subito dopo mangiato, avvicinamento e via. Il percorso scelto è il numero 18, sentiero di Villa Draghi (elenco completo dei percrosi nel sito del parco regionale).

Parcheggio di villa Draghi. Quota 13 mt.
Anche in questo caso l’approcio al sentiero può avvenire da diversi punti, per noi il più comodo è quello classico cioè da Villa Draghi (approfondimento). L’ultimo ad arrivare è Pedro, come ha detto lui il più vicino alla zona e dopo i doverosi saluti senza baci ed abbracci, quattro chiacchiere e le lacrime agli occhi per l’emozione, decidiamo di partire. Aggiriamo il museo del Vetro d’Arte e delle Terme situato proprio di fianco al parcheggio, una volta girato intono allo stabile ci si trova davanti ad un cartello che indica viale dell’Amore (0.26 km, 35 m, 6′). Lo stesso punto si può raggiungere direttamente dal parcheggio salendo dritti sul prato. Il percorso è ad anello quindi si può procedere da entrambe le parti, ma a sinitra vi è un tratto molto ripido, come vedremo più avanti, quindi proseguiamo verso destra e dopo qualche centinaio di metri raggiungiamo Villa Draghi (0.6 km, 48 m, 13′) ovviamente chiusa ed ovviamente spettacolare con la sua caratteristica merlatura sommitale ispirata al palazzo Ducale di Venezia, vedi approfondimento, ma ancora più spettacolare è la parte nord della Villa con il suo bel parco e la terrazza panoramica. Dopo una breve pausa per goderci la visuale e capire cosa si vede in lontananza proseguiamo il cammino sulla strada bianca che diventa sentiero, un bel sentiero, ombroso, affrontabile anche in piena estate, bisogna però fare attenzione perché le deviazioni sono infinite, ho fatto spesso ricorso al gps (anche se in questo innocuo tragitto il comportamento relativo all’altezza è stato piuttosto anomalo con diversi buchi sull’altitudine ed alcuni punti completamente furoi traccia a diversi chilometri di distanza come si può notare dall’altimetria motivo per cui distanza e dislivello sono falsate) inoltre la segnaletica è assolutamente insufficiente a differenza del sentireo Lorenzoni sempre ben segnalato. Spesso tali deviazioni sono insignificanti perché riconducono alla stessa traccia, ma non sempre è così e se non si conosce bene la zona meglio non rischiare. In buona sostanza il sentiero corre lungo il versante nord-est del monte Alto, un’altura di ben 200 metri, sempre immerso in un fresco e verdeggiante bosco prevalentemente di carpini, ed ogni tanto delle radure permettono di avere una bella panoramica sulla zona termale. I due capannoni in primo piano sono quelli di Zaino Food Service, che non interessa a nessuno, ma san Google dice così, mentre il campanile in fondo è quello del santuario della Beata Vergine della Salute, ne abbiamo bisogno tutti, quindi cade a fagiuolo, siamo nella zona di Monteortone come diceva Pedro profondo conoscitore in quanto autoctono o comunque di queste parti, dietro il campanile a sinistra monte Ortone ed in fondo Monte Rosso. Il sentiero prosegue senza dislivelli degni di nota ed in questo tratto senza deviazioni furovianti. Poco prima di circumnavigare monte Alto si raggiunge un altro bel punto panoramico (1.9 km, 90 m, 42′) con ampia visuale sulla pianura. Da qui possiamo notare immerso nella foschia a sinistra il monte della Madonna (543m il più alto), alla sua destra il monte Grande (470m) davanti al quale si erge il piccolo monte Solone (223m a centro foto) ancora a destra il monte Sengiari (180m) e dietro di lui monte Lonzina (234m). Siamo pressoché tutti incantanti ad ammirare, ma più che altro ad indovinare cosa si vede in lontananza. Aggirato il monte Alto inziano le tracce fuorvianti, con alcune occorre fare attenzione perché portano da tutt’altra parte, almeno un paio di volte faccio ricorso all’app fino all’incrocio situato alla base del monte Trevisan, anche qui indicazioni insufficienti e segnaletica quasi invisibile.

Inizio salita Monte Trevisan (2,95 km, 110 mt, 1h 5′).
Si cambia improvvisamente ritmo a questo punto, nel senso che il sentiero sale piuttosto ripidamente, una salita da montagna vera diciamo, la vegetazione qui è molto più rada e bassa, giovane, segno di un recente incendio che ha eliminato le piante più vecchie e alte, ne è rimasta solo qualcuna qua e la. I punti panoramici abbondano, siamo sul versante sud verso Monselice e da questo panorama possiamo vedere a sinistra dell’albero La Rocca (151m), a destra dell’albero il monte Ricco (325m) a centro foto più o meno il monte Piccolo (316m) unito praticamente al monte Ventolone (410m) mentre dietro all’alberello bruciacchiato, che ha incredibilmente ripreso vigore, in primo piano il monte delle Basse (151m) sullo sfondo il monte Orbieso (326m), credo! Con una zoomata si distingue chiaramente la cementeria di Moneslice, ma il panorama più appagante è quello che si gode una volta superata la ripida salita e raggiunta la sommità del monte Trevisan (3.3 km, 205 m, 1h 13′). Dalla foto non si vede, ma in lontananza, grazie credo all’aria limpida dovuta al blocco forzato imposto dal Covid19, si intravede una lunga e stretta torre bianca innalzarsi nel cielo, senza dubbio siamo nella zona di Venezia, ma cos’è ? Antonio dopo qualche giorno suggerisce il faro di Jesolo ben al di là dunque della laguna di Venezia, difficile dirlo, ma effettivamente controllando a casa con Google Map, sono abbastanza d’accordo, potrebbe essere, e allora è proprio una visuale notevole.
Sceso il monte Trevisan con altrettanto ripida discesa ci si immette in una strada bianca, a tratti asfaltata (3.6 km, 150 m, 1h 32′) che conduce ad una simpatica location, la Bettola del Refosco (3.83 km, 135 m, 1h 55′) dove i proprietari stanno lavorando per attuare le norme volute dal Covid, il bar è aperto ed a questo punto non ci resta che sorseggiare un buon bicchiere di vino e qualche biscotto fatto in casa oltre che ammirare il posteriore della locandiera che in posizione di 90° e con i suoi collant attillatissimi e semitrasparenti mi smuove gli ormoni ormai apatici. Prima di andarcene una foto a questa simpatica botte trasformata in panca, poi ci riavviamo superando la Bettola e svoltando subito dopo a destra lasciando la strada bianca ed inoltrandoci in un sentiero che ci riporta verso monte Alto. Percorrendo il pianoro panoramico situato tra la Bettola ed il monte Alto innumerevoli truppaglie di giovani si accalcano in gruppetti assai numerosi, dove il rispetto della distanza sociale e l’utilizzo dei DPI sono una mera illusione, roba per imbecilli, come noi. Un cazziatone o almeno una osservazione sarebbe stata opportuna anche se portatrice di insulti molto probabilmente. Il sentiero dopo un primo tratto scoperto si immerge nuovamente nella fitta boscaglia del monte Alto, molto ombreggiante e lungo la quale spicca questa enorme quercia i cui rami sembrano formare una infinita scala a chiocciola che sale inesorabile verso il cielo. Raggiungiamo delle panche ed una piccola scaletta limitrofe al percorso fatto all’andata che passa 50 metri più avanti (4.63 km, 107 m, 2h 12′) svoltiamo decisamente a destra facendo in sostanza una inversione a U o un tornante poi dopo qalche centinaio di metri la traccia scende ripida per 50 metri circa fino a fermarsi poco sopra il parcheggio. Ritroviamo l’incrocio percorso all’andata dove si può scegliere quale direzione seguire, meglio quella antioraria secondo me, ed a questo punto il parcheggio è ben visibile e lo si può raggiungere in un attimo tramite una traccia diretta senza rifare il giro del museo del Vetro e delle Terme fatto all’andata.

Parcheggio auto (5,3 km, 13 mt, 2h 30′).
Tranquilla e serena passeggiata con tanto di ristoro lungo il percorso ed in buona compagnia. Bravi tutti e alla prossima sicuramente in montagna.

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