25/04/2023 Gor della Cuna (colline del Prosecco)

Distanza totale: 11 Km (3.7↑ 4,3↓ 3↔)
Altitudine massima: 485 m
Altitudine minima: 162 m
Dislivello assoluto: 303 m
Totale salita: 465 m
Totale discesa: 396 m
Tempo totale: 5h 30′ (soste incluse)
Presenti: Cippe, PaoloG, Pedro

Bella passeggiata sopra Farra di Soligo, giornata non bella purtroppo, nuvolosa e con qualche scroscio di pioggia, ma che ci ha regalato comunque belle emozioni grazie ad un paesaggio splendido, a volte surreale ed inaspettato a due passi dalla frenetica civiltà.

Farra di Soligo. Quota 165 mt.
Partiamo da Padova sotto il diluvio ma fiduciosi sul meteo, prendiamo acqua fino a Farra dove parcheggiamo l’auto in via Cal Nova in prossimità della vecchia chiesa di Santo Stefano limitrofa a quella arcipretale che è in fronte strada sulla SP32. Pioviggina, ci dirigiamo dritti al bar al di là della SP32 per un buon caffé poi torniamo sui nostri passi e ci dirigiamo in salita lungo la stessa via fino a trovare, un centinaio di metri più avanti del parcheggio, via San Rocco che prendiamo a sinistra. La percorriamo tutta fino ad incrociare via Rialto attraversata la quale prendiamo via san Nicolò (0.3 km, 5′, 170 mt). Sulla nostra destra dopo un centinaio di metri dall’inizio della via si erge Villa Savoini indicata da una tabella insieme a quella del Gor della Cuna. Via San Nicolò rientra nella SP32 ma poco prima svoltiamo in via Faverel (0.77 km, 166 mt, 10′) che ad un certo punto fa una svolta a destra e proprio qui si deve lasciare l’asfalto e prendere il sentiero numero 3 (0.81 km, 167 mt, 13′) come indicato da una tabella un po’ consumata. Ci inoltriamo finalmente nella natura, fresca, umida e lussureggiante. Fin da subito il sentiero mostra il suo vero volto piuttosto selvaggio, alcune funi fanno da scorrimano in un ripido tratto reso viscido dalla pioggia facendoci calare in un’altra realtà, inaspettata fino a pochi metri prima, alla nostra destra scorre intanto silenzioso e dolce il rui Stort. Sbuchiamo dal buio del bosco in una radura dove arriva dalla nostra destra una sterrata sempre da via Faverel, è solo un attimo, ci rituffiamo nel bosco ombroso e poco più avanti cozziamo contro il primo spettacolo di giornata, la cascatella (1.5 km, 180 mt, 27′) che si trova in tutti i post relativi a questo percorso. E’ un luogo tranquillissimo, non è una cascata rumorosa, l’acqua scorre accarezzando la roccia come a non voler disturbare la quiete che pregna questo sentiero e solo alla fine si stacca da essa e con un piccolo saltino si tuffa nella pozza sottostante. Il sentiero riprende luce e si alza bruscamente aggirando la cascata ed in breve ci si porta al di sopra della stessa rendendo visibile il punto d’ingresso dell’acqua di nuovo immersi nell’ombra del bosco. Si cammina per un buon tratto lungo il rio Stort e si possono notare frequenti scivoli come quello della cascata in cui l’acqua scorre silenziosamente, ma molto più piccoli. Il percorso sbuca nuovamente all’aperto in prossimità dell’intersezione (2 km, 216 mt, 42′) con la traccia proveniente da via San Giorgio. Proseguiamo a sinistra risalendo spazi aperti che permettono di ammirare il caratteristico panorama di queste zone dove infiniti vigneti occupano tutto lo spazio possibile. Aggiriamo una collinetta alla nostra sinistra e ci dirigiamo dritti verso questo rudere superato il quale è necessario prendere la traccia centrale. Il sentiero è indicato chiaramente da una tabella (2.5 km, 258 mt, 1h) ma per qualche motivo proseguo lungo la stradina bianca a sinistra, più evidente, rendendomi conto poco dopo di aver sbagliato direzione, c’è una stradina anche a destra quindi il percorso giusto è quello al centro, il più ripido ed evidenziata tra l’altro da numerose spighe viola di Salvia Nemorosa. Risaliamo il pendio mentra alla nostra sinistra il panorama ci mostra le torri di Credazzo. Il sentiero rientra nel bosco e poco più avanti raggiunge il secondo punto più fotografato di questo tour, la casetta di Gianni (2.8 km, 318 mt, 1 10′) una vera e propria bomboniera immersa nel verde. Questo luogo sulle carte è indicato come Vanal e qui è presente una sorgente d’acqua. Ci divertiamo a perlustrare i dintorni della casa, si vede che il proprietario si è divertito ad ottimizzare gli spazi circostanti, la legnaia, il laghetto per raccogliere l’acqua, panche, tavolini, insomma un angolo di paradiso nella più totale tranquillità, un luogo per meditare e riposare. Riprendiamo il cammino e di nuovo usciamo dal bosco dove il sentiero offre ampie panoramiche verso la pianura, raggiungiamo una tabella (3.1 km, 328 mt, 1h 20′) che indica verso destra, il naturale proseguimento del sentiero 3 del Gor della Cuna che arriva diretto a forcella Xocco, noi però procediamo dalla parte opposta fino ad innestarci su un’ampia traccia che sale da sinistra, proseguiamo quindi a destra (3.3 km, 310 mt, 1h 25′) ed alle nostre spalle si aprono ampie e spettacolari vedute verso la pianura. Superata questa casetta aperta rientriamo nel bosco e prendiamo a destra ad un bivio (3.6 km, 340 mt, 1h 40′) raggiungiamo così la casa Ai Pertegar a quota 405 mt come è scritto nell’edificio. Proseguiamo dritti, anche se vi è una traccia che procede in direzione opposta ma non so dove porta, fino a raggiungere il sentiero delle Vedette su cui ci inseriamo procedendo a destra (4 km, 420 mt, 1h 46′). Alla nostra sinistra si aprono ampie radure che portano alla cima del Pertegar (486 mt) la cima più alta da queste parti ed ottimo punto panoramico che purtroppo non possiamo raggiungere in quanto proprietà privata, anche se la dicitura proprietà privata mi sembra un po’ abusata da queste parti, c’è ovunque. Proseguiamo quindi dritti fino a raggiungere la forcella.

Forcella Xocco (4.5 km, 423 mt, 2h 5′)
La forcella funge da enorme crocevia per diversi sentieri segnalati da tabelle che li identificano con un numero di colore diverso. In particolare nella foto si può vedere l’indicazione del sentiero 3 Gor della Cuna quello da noi percorso e che abbiamo lasciato al chilometro 3 circa come indicato precedentemente e che quindi arriva direttamente qui per vie brevi ed anche più ripide. Interessante la mappa dei sentieri che ho sfruttato anche per questo articolo e la tabella esplicativa sul sentiero delle Vedette che stiamo percorrendo e che funge da virtuale limite fitoclimatico. In breve raggiungiamo Col Serafin (4.9 km, 459 mt, 2h 15′) dove troneggia un enorme castagno ai cui piedi abbondano i ricci dei frutti ormai vuoti, scendiamo velocemente fino a forcella Colesie (5.4 km, 421 mt, 2h 26′) altro crocevia di sentieri, nelle tabelle sono indicati il numero 2, 4, 5 e 6. Noi proseguiamo sul numero 4, il sentiero alpino, che sale verso il Col Vinal (5.6 km, 450 mt, 2h 36′). Raggiungiamo la cima e come dice la tabella “godetevi il panorama” anche se oggi purtroppo non è possibile, ma qualcosa possiamo ammirare sia verso nord che verso sud. Sempre sul sentiero numero 4 procediamo in discesa verso la successiva forcella, inizia a piovere, cerchiamo quindi un posto riparato sperando che smetta e per fare una pausa pranzo, la prima baracca è chiusa non c’è modo di entrare, torniamo quindi indietro verso un pianoro con una baracca aperta ma con un tetto (5.9 km, 420 mt, 2h 42′) dove ci infiliamo per fare uno spuntino. Facciamo quattro chiacchiere, ma il freddo ci sprona a riprendere il cammino, scendiamo sul versante sud, più riparato e la temperatura cambia subito in meglio. Usciamo dal bosco (6.45 km, 372 mt, 2h 56′) innestandoci su una strada sterrata sulla quale proseguiamo a sinistra, procedendo a destra si scende verso borgo Grotta e poi Farra di Soligo tramite una strada bianca. In corrispondenza dell’innesto si aprono nuovamente bei panorami verso le dolci colline decorate dai vigneti del Prosecco, anche il nostro sentiero diventa una strada bianca, e poco prima della forcella San Martino mi colpisce il bosco improvvisamente costituito solo da abeti, poco diffusi in questa zona, ma la spiegazione si trova su una tabella poco più avanti sulla quale è scritto che trattasi di un impianto artificiale dovuto al rimboschimento della zona dopo la prima guerra mondiale.

Forcella San Martino (6.9 km, 360 mt, 3h 5′)
Anche questa forcella è un crocevia di sentieri, il 5 a nord ed il 6 a sud del Col Maor che noi invece scavalchiamo percorrendo il sentiero numero 2, delle Vedette, segnalato da un piccolo pezzo di legno fissato su un paletto, è l’ultimo colle che ci divide da via Collagù, raggiunta la sua sommità (7.25 km, 438 mt, 3h 15′) si apre il panorama verso sud e la pianura, sempre tutto grigio. Da Col Maor scendiamo agevolmente fino a raggiungere un’altra traccia, ci fa da riferimento questa casa aggirata dal percorso tramite un’ampia esse che il sentiero disegna nel suo sviluppo riprendendo a salire verso quello che è identificato nella mappa come osservatorio, ne sono incuriosito e voglio vedere di cosa si tratta, ma nulla di importante, un rudere a tutti gli effetti (8.2 km, 409 mt, 3h 38′) abbandonato e poco curato, un possibile punto di osservazione nel periodo della prima guerra situato sul culmine del col Collagù, ma forse un semplice distaccamento del santuario di Collagù come spiegato nella tabella informativa che troviamo poco più avanti. Torniamo sul sentiero e proseguendo a sinistra giriamo intorno al Collagù, tralasciamo un primo bivio sulla destra mentre il secondo (8.6 km, 349 mt, 3h 52′) sempre sulla destra lo prendiamo per scendere verso il santuario.

Santuario di Collagù (8.9 km, 327 mt, 4h)
La giornata si apre così come il panorama verso la pianura, il sole illumina e riscalda finalmente i vigneti, il sentiero diventa strada bianca ed improvvisamente compare il viale del santuario ed in fondo inequivocabile la sagoma dello stesso, terza foto più gettonata nei post di questo percorso. Devo dire che merita una sosta ed un giretto nei dintorni, il santuario è piccolo, ma carino, vi sono anche degli affreschi sotto il porticato esterno, ma anche la posizione non è male, padroneggia sulle zone circostanti e sottostanti il cui primogenio verde primaverile si accende sotto i raggi del sole che ormai ha preso il sopravvento. Ora nei miei piani c’era l’intenzione di rientrare verso Farra tramite il sentiero delle Crepe e nelle mappe si vedono diverse possibilità di passaggio tra la strada bianca ed il sentiero, ma non avevo fatto il conto con la proprietà privata ed i cani. La cosa migliore secondo me a questo punto è proseguire dietro al santuario. Noi invece proseguiamo lungo la strada, superiamo il ristoro Collagù situato subito sotto al santuario e visto da dietro in questa foto, si intravedono i tavolini esterni sul davanti dell’edificio sotto ad alcuni abeti. Proseguiamo fino a raggiungere un crocevia dove una tabelle indica per il centro di Farra di Soligo, svoltiamo a destra, non l’ho indicato nei waypoint, ma non si spuò sbagliare, all’incrocio vi è inoltre questa bellissima casetta. Scendiamo per via Collagù fino a raggiungere un primo punto di attraversamento (10 km, 221 mt, 4h 30′) che però decidiamo di non prendere, non ricordo perché, ma non ci aveva convinto e quindi proseguiamo la nostra discesa fino al secondo punto (10.6 km, 180 mt, 4h 40′) che in questa foto avevo preso dall’alto, si vede la strada che risale i vigneti, qui invece una panoramica verso la pianura, con alcuni tralci sfocati in primo piano e sulla sinistra il bivio da cui siamo partiti sul quale è esposto il cartello proprietà privata. Siamo passati lo stesso, il problema è che dopo pochi metri è inziato un concerto di latrati di tutti i cani della zona, talmente forte ed insistente che abbiamo desisitito onde evitare fastidiose soprese. Ce ne siamo tornati quindi con la coda tra le gambe sulla strada bianca e siamo scesi fino alla SP32 dove ci ha accolto accolto il traffico della provinciale, pochi passi ed abbiamo svoltato a destra in via Vivaldi per allontanarci prima possibile dal fastidioso rumore delle auto di passaggio e dalla’aria venefica, poi in via Aldo Moro ed in breve nuovamente all’auto.

Farra di Soligo (11km, 165 mt, 5h 30′)
Uno sguardo verso l’alto ad ammirare un’ultima volta queste splendide colline, come spesso succede, mi riprometto di tornarci, con la sensazione di dover ancora vedere qualcosa da queste parti. Grazie a Paolo e Pedro per la compagnia, bravi tutti ed alla prossima.

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