18/09/2022 Fumante (Pasubio)

Distanza totale: 9,1 Km (3,3↑ 3,7↓ 2,1↔)
Altitudine massima: 2043 m
Altitudine minima: 1407 m
Dislivello assoluto:636 m
Totale salita: 781 m
Totale discesa: 781 m
Tempo totale: 5h 47′ (soste incluse)
Presenti: Cippe, Pedro.

Annata povera di esperienze, ma oggi abbiamo beccato una giornata strepitosa, Pedro sollecita un giretto da qualche parte, in ogni dove, mi metto a cercare e trovo un libretto ereditato dal mio babbo sul Pasubio Carega, a pagina 9 si descrive un itinerario definito come uno dei più attraenti delle Piccole Dolomiti, è lui il nostro percorso che parte dal rifugio Campogrosso, percorre il sentiero alto del Fumante e ritorna al rifugio. Percorso molto interessante con ampie e belle panoramiche.

Rifugio Campogrosso. Quota 1414 mt.
La partenza avviene in realtà un po’ prima del rifugio ed esattamente nel primo parcheggio (gratuito) che troviamo lungo la provinciale 99 che sale da Recoaro verso il Pasubio. Quando arriviamo, poco prima delle nove, ci sono già parecchie auto, ci prepariamo e partiamo subito verso il rifugio che possiamo vedere poco sopra ed al quale arriviamo in dieci minuti. C’è un bel baccano perché oggi c’è una gara di bici, tiriamo dritti sulla Strada delle Siebe fino a trovare sulla sinistra le tabelle con l’indicazione per il sentiero 157 che coincide con l’E5 e con il passo di Campogrosso (0,8 km, 1453 mt, 15′). Lasciamo finalmente l’asfalto ed inziamo a camminare sul morbido prato d’alpeggio lungo il sentiero 157. Tralasciamo sulla sinistra le indicazioni per il I° Anello Storico (0,9 km, 1459 mt, 16′) e proseguiamo dritti mentre sulla destra si aprono fin da subito splendide panoramiche verso diverse cime innevate che in un primo momento non riesco ad identificare, trattasi delle dolomiti di Brenta dove spicca la Presanella. Troviamo un altro bivio (1,53 km, 1475 mt, 33′) che tralasciamo a sinistra con le indicazioni per il sentiero 144 Delle Mole, in corrispondenza del passo delle Buse Scure. Ora il panorama si apre a sinistra verso la pianura, la giornata è spettacolare. Il sentiero prosegue abbastanza docile e verdeggiante almeno fino al bivio successivo (2,3 km, 1541 mt, 50′) punto d’incrocio del nostro percorso di andata e ritorno. Si può procedere in entrambi i sensi, ma dopo averlo fatto ritengo di aver scelto il verso corretto, senso orario. Ora si inizia a salire, il verde lascia spazio alle rocce, resistono solo alcuni cespugli di mughi e sorbo mentre spuntano sopra di noi le guglie del Fumante. Lungo il percorso troviamo un masso con la scritta Scalor di Vaio Scuro ed un asterisco, ma non ne interpreto il significato, immagino indichi qualcosa, ma non so cosa. Intorno a noi intanto il panorama è sempre più spettacolare, a destra le dolomiti di Brenta, a sinistra la pianura, davanti rocce e resti di trinceramenti, ed alle spalle il Pasubio ed il rifugio Papa. Ad un certo punto il sentiero si biforca, si può procedere da entrambe le parti il punto di arrivo è sempre lo stesso, la base della guglia Gei, dove si gode di questo panorama (2,64 km, 1656 mt, 1h 11′). Aggirata la guglia si raggiunge un particolare passaggio, una fenditura sulla roccia oltre la quale si accede al Giaron della Scala. Questa è la parte più ostica, sia per la ripidezza ma soprattutto perché si deve risalire il ghiaione tramite una lunga serie di tornantini che cercano di mitigare la salita, si procede incuneati tra le guglie del Fumante, alla nostra sinistra le guglie Gei, Negrin, Schio e Dito di Dio, alla nostra destra il Crestone dei Sassi e la guglia Cesareo, fino a raggiungere un bivio dove sono presenti alcune tabelle con indicazioni (3,3 km, 1900 mt, 2h). Dal bivio si deve procedere a destra ma prima andiamo a sinistra per raggiungere cima Lovaraste (3,4 km, 1942 mt, 2h 15′). Volendo si può evitare questa deviazione che non è banale, il tratto è molto breve ma richiede passo fermo e sicuro con alcune roccette da superare. Procedendo a sinistra si raggiunge una forcelletta per poi proseguire a sinistra verso la croce di vetta già visibile. Il punto cruciale è questo masso che richiede un po’ di dimestichezza per essere superato e la parte finale un po’ in esposizione. Il panorama una volta giunti di sopra è stupendo, sia verso le dolomiti di Brenta, che verso la pianura. Torniamo quindi di sotto fino alle tabelle di segnalazione seguendo ora verso destra il sentiero 195. Dalle tabelle di segnalazione si riprende a salire e dopo poche centinaia di metri in corrispondenza della forcella Lovaraste si cambia versante, ora si può vedere bene cima Lovaraste. Si continua a salire superando qualche tratto meno fluido con alcune rocce da superare, ma i segni bianco rossi non mancano, fino a raggiungere la parte sommitale del sentiero che scorre adesso lungo l’opposto versante del Fumante. Ora è ben visibile tra le guglie il rifugio Scalorbi sotto di noi. Raggiungiamo un tratto con corda fissa, serve a superare un pezzo del sentiero un po’ franoso, sono 10 metri di corda, è sufficiente tenersi ben fissi con le mani, noi l’imbrago non ce l’avevamo. Suggestiva questa foto di cima Lovaraste e la neve recentemente caduta che abbiamo trovato nei tratti esposti a nord, superato il tratto con la corda si risale un versante erboso, qui visto dall’alto, fino a passare sotto la Cima Centrale (1983 mt) e proseguendo dritti fino a forcella del Fumante (3,9 km, 1950 mt, 2h 45′) che si trova sotto il Castelletto degli Angeli. Da qui parte una traccia sulla destra che taglia giù dritta lungo il Prà degli Angeli, ma noi ovviamente proseguiamo dritti sul sentiero Alto del Fumante che raggiunge in breve il passo dell’Obante (4,35 km, 2093 mt, 3h 17′). In prossimità del passo un cagnolino corre avanti e indietro, abbaia, è agitatissimo, poco dopo, molto tranquillamente, un camoscio scavalla il passo e si tuffa nel dirupo sottostante, quel cagnolino lo troveremo anche più avanti sempre in frenetica corsa con la lingua fuori probabilmente alla ricerca di altri ungulati. Appena superato il passo si apre un nuovo panorama, sotto di noi ancora ben visibile il rifugio Scalorbi ed i prati dell’alpe di Campobrun, davanti invece il rifugio Fraccaroli, appena sotto cima Carega (2259 mt). Quello di cui però non mi accorgo subito è che verso ovest in fondo al panorama si vede nitidamente il lago di Garda, ora ben visibile grazie allo zoom. Proseguiamo dritti tralasciando sulla destra una traccia che conduce alla cima del monte Obante (2070 mt) in tutta sincerità anche perché dopo averla presa ne abbiamo perso le tracce e ci dirigiamo verso bocchetta dei Fondi, prima di raggiungerla però decidiamo di sostare per il pranzo nei pressi di un cippo dedicato agli alpini di Cerro Veronese.

Cippo alpini Cerro Veronese (5 km, 2021 mt, 3h 45′).
Da non credere, mentre pranziamo ci raggiunge una coppia che fa parte di quel gruppo ed è venuta qui a commemorare il cippo, ci chiedono gentilmente una foro ricordo, che molto volentieri effettuiamo. Consumato il pranzo e dopo una pausa di mezzora secca riprendiamo il nostro cammino verso la bocchetta, ora il rifugio Fraccaroli è ben visibile e sopra cima Carega si vedono delle persone, altre persone stanno invece scendendo da bocchetta Fondi che noi ci apprestiamo a raggiungere. Nei pressi della bocchetta alcune tabelle di segnalazione indicano la direzione per Campogrosso sul sentiero 157 (5,55 km, 2040 mt, 3h 51′). Dalla bocchetta si ha una bella visuale sul percorso di discesa che ora è molto più fluido anche se nel primo tratto abbastanza ripido, nei punti all’ombra la neve caduta nei giorni scorsi persiste. Terminata la parte ripida in un tratto di sentiero pressoché in piano alla nostra sinistra si può ammirare una lunga parete resa più affascinante dalla particolare luce del sole che trapela dalle cime più alte. Il sentiero ad un certo punto devia sulla destra e decisamente verso il basso procedendo alla sinistra di un grande ghiaione che si sviluppa tra la torre Giordani alla nostra destra e la torre Mosca alla nostra sinistra, notare la coppia più avanti nel sentiero in discesa. Inizialmente procediamo lungo il sentiero poi decidiamo di intraprendere la discesa più direttamente galleggiando sul ghiaione, in pochi minuti siamo di sotto (6,51 km, 1675 mt, 4h 24′) sul sentiero 158 proveniente dalla sella dei Cotorni. Guardo verso l’alto mentre sta arrivando Pedro, un bel taglio, a destra troneggia la torre Mosca (2142 mt) ed ancora più a destra noto le due persone, appena visibili tra i cespugli, che erano davanti a noi ancora molto in alto sul sentiero ed un po’ in difficoltà ad indicare che evidentmente non è un percorso così semplice. Riprendiamo il cammino sul 158 ora molto più agevole come sentiero ed accompagnati da un nugolo di parapendii che volteggiano in lontananza, la traccia scende leggermente fino a raggiungere il sentiero 157 percorso questa mattina (7,35 km, 1545 mt, 4h 45′). Da questo punto le tabelle indicano mezzora al rifugio Campogrosso e così effettivamente sarà. Ripercorriamo quindi il percorso a ritroso, scatto un’ultima foto verso le dolomiti di Brenta, rientriamo nella strada asfaltata, tiriamo dritti al rifugio Campogrosso, e raggiungiamo il parcheggio.

Parcheggio (9,1 km, 1412 mt, 5h 47′).
Un bel giro, con alcuni punti più impegnativi, ma nulla di complicato, merita proprio di essere percorso. Un grazie a Pedro per la compagnia, un saluto a tutti ed alla prossima.

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