22-23/07/2022 Rinfreddo Quaternà (Comelico)

22/07/2022: Passo monte Croce – Rinfreddo

Distanza totale: 6,9 Km (4,2↑ 1,9↓ 0,8↔)
Altitudine massima: 1887 m
Altitudine minima: 1636 m
Dislivello assoluto: 251 m
Totale salita: 305 m
Totale discesa: 112 m
Tempo totale: 2h (soste incluse)
Presenti: Annarita, Antonio, Cippe, Francesca

Da un paio di mesi avevamo pianificato questo giretto nel Comelico sul Col Quaternà, e se possibile Cima Vanscuro e Cavallino, con notte in rifugio, la particolarità è che c’è anche la mia dolce metà, lei odia camminare, ma gli propongo questa uscita solo fino al rifugio Rinfreddo, poi noi il giorno dopo cammineremo mentre lei prenderà il sole. Non saranno tutte rose e fiori, come si suol dire, ma insomma ce l’abbiamo fatta. Partiamo venerdì pomeriggio da Padova poi Camposampiero autostrada ed eccoci al passo Monte Croce che ormai conosciamo bene.

Passo Monte Croce di Comelico. Quota 1636.
Lasciamo l’auto al parcheggio del passo, 13 € a giorno c’è scritto sulla tabella, la macchinetta però non recepisce, arrivo a 13 € poi stampo il biglietto che segna fino alle ore una di notte circa del giorno dopo, modifichiamo a mano l’orario ed incrociamo le dita, poco più avanti ci sarebbero altri parcheggi ma siamo in ritardo e vogliamo partire subito, già abbiamo perso un quarto d’ora con la macchinetta. La strada la conosciamo bene in quanto fatta in gennaio con la neve, ora il paesaggio è tutto diverso. Prendiamo il sentiero 131 segnalato da tabelle proprio in prossimità del passo, 1h e 30′ dice la tabella, in realtà più che un sentiero è proprio una strada bianca che sale abbastanza ripida ma non troppo per una persona allenata, la mia consorte arranca ed inizia a brontolare. Tralasciamo la traccia (0.25 km, 1665 mt, 8′) che sale più diretta fino al al primo grosso incrocio in corrispondenza del doppio bivio (1.13 km, 1760 mt, 17′) con il 130 che porta al Lago Nero, ed il 149 che porta alla nostra meta. In sostanza la strada bianca aggira il Col della Croce (1796 mt) salendo fino a quota 1790 metri circa per poi tornare giù intorno ai 1720 mt. Durante la fase discendente il bosco si dirada e lascia ampie vedute verso il Col Quaternà e la linea di confine. Il Quaternà è un vecchio vulcano spento la cui parte esterna è stata erosa dal tempo mentre è rimasto intatto il cono interno da cui appunto deriva la caratteristica forma, nella foto si riesce a vedere anche la croce di vetta. Giunti di sotto in un tornante si trovano i cartelli che indicano per il Biotopo del monte Covolo (2.33 km, 1722 mt, 36′) noi procediamo a destra seguendo la strada bianca, a sinistra parte un sentierino nasconto dalle abbondanti ed alte erbe. Poco più avanti un’altra tabella indica il sentiero che porta ai prati di Monte Croce (2.67 km, 1706 mt, 41′) in corrispondenza del punto più basso del percorso. Subito dopo superiamo un ponticello piuttosto provvisorio che permette di superare uno dei rami del torrente Padola, e poco più avanti un secondo ponticello, più vero diciamo, che passa sopra il corso principale del torrente Padola, quindi un’intersezione segnalata da tabelle (2.85 km, 1735 mt, 45′) indica a sinistra il ripido sentiero 149, noi proseguiamo dritti sulla strada bianca, in ogni caso si arriva alle malghe Coltrondo e Rinfreddo. La zona è denominata Lago dei Rospi che in realtà si trova più avanti sulla destra lungo la strada, bellissimo, sarà la particolare luce presente al tramonto, ma i colori del laghetto sono veramente fiabeschi. Ci avviciniamo all’acqua con cautela, ci sono in realtà diverse pozze, e subito notiamo una miriade di piccole rane saltare dalla riva all’acqua, sono i futuri rospi credo, bellissime anche le piante acquatiche appena sotto la superficie dell’acqua. La strada prosegue in leggera salita fino ad un curvone a sinistra dopo il quale si passa dritti ad una intersezione segnalata da tabelle (4.73 km, 1813 mt, 1h 18′) con una traccia che scende fino a Padola. Proseguiamo in salita fino ad innestarci nel sentiero 149 che sale a Rinfreddo, tabelle (5.27 km, 1837 mt, 1h 30′). Si cammina ora per un breve tratto sul sentiero 149, che sale per poi scendere fino alla strada asfaltata che arriva da Padola, tabelle (5.57 km, 1853 mt, 1h 35′). Ora in pochi minuti si arriva alla malga Coltrondo, (5.9 km, 1880 mt, 1h 41′) servita da un ampio parcheggio, con il suo caratteristico recinto con gli animali: asini, galline, capre, e bestioni dal pelo lungo. Bellissimo il nuovo murale dipinto sulla facciata che al ritorno immortalerò senza impalcatura. Dalla malga la strada asfaltata prosegue in leggera salita verso il rifugio Rinfreddo.

Rifugio Rinfreddo. (6.9 km, 1887 mt, 2h).
Siamo mezzora oltre il tempo previsto, ma soddisfatti. La proprietaria del rifugio, Olga, ci aspettava con ansia e ci accoglie con la sua simpatia ed il suo prorompente carattere, a dir la verità poco prima delle 19 e 30 mi aveva chiamato per sapere dove cavolo eravamo, qui è sola, fa tutto lei, non so se mi sono spiegato bene, lei da sola a gestire tutto il rifugio. Ci diamo una veloce sciacquata, poniamo le nostre cose in una deliziosa cameretta con sei posti letto (tre letti a castello) molto curata, pulita ed in ordine, come tutto il rifugio, una vera chicca all’interno, fuori non si direbbe ma dentro è un’altra cosa. Scendiamo per cena e mi accorgo che il tavolo è vicino alla stufa a legna accesa per stemperare la temperatura, quasi non ci credo, siamo partiti dai 37 gradi di Padova e qui abbiamo la stufa accesa, una goduria. La cena è un piatto unico, salsiccia, formaggio fuso, polenta e funghi, gialletti (detti anche finferli) colti in giornata credo o comunque da poco, sono squisiti così come il formaggio, la polenta ha un gusto particolare, molto rustico, a me è piacuta particolarmente. Olga ci spiega che non può dilettarsi con più piatti, per lei da sola sarebbe ingestibile, per questo motivo anche a pranzo offre agli avventori solo piatti freddi, il calssico tagliere di affettati o di formaggi. Concludiamo la cena con i dolci preparati da Olga, una serie di crostate di vario tipo veramente buone, pasta morbida e friabile e marmellate particolari, se passate di qua ve li consiglio, ed infine un grappino, in realtà due, sempre prodotti da Olga, veramente buoni e dal gusto particolare anche questi. Ci corichiamo prestino, Olga va a letto dopo di noi ma si alzerà prima per preparare i suoi mitici dolci.

23/07/2022: Rinfreddo – Col Quaternà – Passo Monte Croce

Distanza totale: 20,7 Km (8,2↑ 10,6↓ 1,9↔)
Altitudine massima: 2533 m
Altitudine minima: 1636 m
Dislivello assoluto: 646 m
Totale salita: 990 m
Totale discesa: -1235 m
Tempo totale: 6h 54′ (soste incluse)
Presenti: Annarita, Antonio, Cippe, Francesca

Mi alzo poco dopo le sei, vedo luce fuori dalla finestra ed esco a fare qualche foto. Subito fuori dalla terrazza del rifugio è presente una tabella con l’indicazione di tutte le cime presenti di fronte a noi di cui provvedo ad effettuare una panoramica:

La luce è particolare, il sole ormai ha illuminato le cime, ho perso l’alba insomma, ma qualcosa non mi convince, passano cinque minuti ed i miei dubbi iniziano a schiarirsi quando in fondo sulla destra vedo avanzare delle nubi preoccupanti. E’ vero che nel pomeriggio è prevista pioggia, ma nel pomeriggio appunto, adesso sono da poco passata le sei. Torno dentro vado a svegliare i mie compagni e scendo. La colazione è ottima, non ci sono affettati e formaggi, ma le uova sode si, dall’Austria ci spiega Olga, poi le solite cose in abbondanza, pane, fette biscottate, marmellate, miele, caffè, latte, assaggini di dolci di Olga la quale procura ad Antonio una tazzina di panna appena arrivata dalla malga qui a fianco, a metri zero e dal sapore sublime ed unico dice Antonio. Il tempo di fare colazione, arriva anche un ciclista salito dal passo con l’intenzione di fare il giro del Quaternà. Dopo aver chiesto qualche informazione esce verso la sua meta e poco dopo arriva il diluvio universale, questione di minuti, è quasi incredibile la velocità con cui è cambiato il tempo. Vento e pioggia dominano per una buona mezzora, inizio a mettere in previsione il fatto di dover tornare a casa, poi dopo un’oretta circa, così come questo temporale è arrivato se ne va, velocemente, ed il cielo inzia a mostrare il suo vero colore. L’aria è pulita e limpida, ci prepariamo velocemente e ci mettiamo in cammino sul sentiero 149 che parte in salita sulla destra rispetto all’ingresso del rifugio, da cui ci allontaniamo dubbiosi, temendo nuovi scrosci, ma dopo pochi minuti di cammino il meteo sembra virare a nostro favore e l’azzurro prende il sopravvento.  Il sentiero 149, che è in realtà una strada bianca, interseca il sentiero 173 in località La Ponta (1.8 km, 2053 mt, 25′) dove numerose tabelle ci indicano di proseguire a sinistra per il Quaternà sul sentiero 173. Da qui inizia il tratto più ripido, non subito un po’ più avanti, prima ci possiamo godere qualche bella visuale verso il Quaternà, Croda Rossa e Paterno, Padola. La giornata si sta aprendo ed il sole torna a splendere. Superato il tratto più ripido reso evidente dai numerosi tornanti che cercano di mitigare la salita raggiungiamo un’altra intersezione, segnalata da tabelle, con il sentiero 148 (3.73 km, 2321 mt, 1h 10′) noi proseguiamo a sinistra sul 148. Superiamo l’ultimo tratto di salita che porta alla base del Col Quaternà, dove una scritta dipinta su un masso indica la direzione per la salita alla cima, la cui traccia è comunque evidente, proseguendo dritti si scende al passo Silvella. Notiamo fin da subito gli evidenti segni della guerra, ma decidiamo di salire subito e di soffermarci durante la discesa. Dal masso con la scritta (4.06 km,2385 mt, 1h 21′) si vede benissimo la croce di vetta, la salita è breve, dieci quindici minuti, non ci sono particolari difficoltà o tratti esposti, solo qualche passaggio da fare con attenzione perché scivoloso.

Col Quaternà (4.42 km, 2503 mt, 1h 34′).
Ci godiamo lo spettacolare panorama, verso ovest al centro Punta Tre Scarperi (3151 mt) alla sua destra Rocca dei Baranci (2937 mt) alla sua sinistra Lastron dei Scarperi (2957) Croda Rossa d’Ampezzo (3150) e Crodon di San Candido (2891 mt) a sinistra nella foto la Croda Rossa di Sesto (2965 mt) e Cima Undici (3090 mt). Verso est la verde Cima Frugnoni (2561 mt) cima Vanscuro, quella appuntita e nera, (2678 mt) monte Cavallatto (2675 mt) e monte Cavallino (2689 mt) quello con il ghiaione lungo a forma di triangolo isoscele rovesciato. Verso sud-est cime a me sconosciute, zone da noi poco frequentate. Verso sud-ovest invece la panoramica merita una foto dettagliata:

Dopo esserci rifocillati scendiamo verso la sella divagando in giro, senza seguire il sentiero, per osservare i resti delle trincee e dei baraccamenti, di cui si scorgono qua e là i rottami, qualche trave, dei pezzi di lamiera arrugginiti, rovistiamo un pochino senza trovare nulla di importante. All base della discesa è presente una madonnina di alluminio, collocata qui nel 1967 da Padre Alberto Panerati, un Salesiano di Don bosco, in questo luogo ha pregato anche Giovanni Paolo II, un po’ più indietro infatti c’è una targa a ricordo dell’evento. Appena scesi di qualche metro la vista si apre libera verso il passo Silvella, che raggiungiamo in breve tempo incrociando alcuni ciclisti che stanno risalendo a piedi accompagnando le bici, stanno percorrendo la Pedalonga, segnalata anche da alcune tabelle. Arriviamo a Passo Silvella (5.64 km, 2329 mt, 2h 12′) dove ci fermiamo un attimo per discutere sul prosieguo dell’escursione, qui termina il sentiero 148. Decidiamo di salire alla sella dei Frugoni tramite il sentiero 160, che è invitante nel primo tratto, qua e là dai prati giungono i fischi delle marmotte, ce ne devono essere veramente molte in questa zona, e facendo un po’ di attenzione non è difficile scorgerle. Raggiungiamo in breve quota 2410 circa dove la pendenza cambia bruscamente, lo si deduce ovviamente a vista ma anche dalla presenza dei numerosi tornantini che addolciscono la pendenza. Il Col Quaternà si erge maestoso ora dietro di noi, nascondendo le ben più importanti cime del gruppo del Popera, mentre verso ovest Punta Tre Scarperi cerca di ostacolare un fronte temporalesco che dovrebbe arrivare nel pomeriggio. Raggiungiamo il pianoro della sella (7.04 km, 2530 mt, 2h 46′) alla nostra sinistra la caserma dei finanzieri che decidiamo di perlustrare dopo, ci dirigiamo invece senza indugio verso l’Austria.

Sella dei Frugoni (7.11 km, 2530 mt, 2h 50′).
Mettiamo i piedi in suolo austriaco. Spettacolare la vista sotto di noi del lago di Obstanser e dell’omonimo rifugio sovrastato dal Robkopf (2603 mt). Non si vede anima viva. In lontananza non ci sfugge l’inequivocabile vetta del Grobglockner (3798 mt) che spicca su tutto con il suo biancore, in sostanza l’unica zona bianca insieme al suo limitrofo Hofmannspitze (3722 mt) ed alla sequela di cime over 3000 alla loro immediata sinistra. Guardiamo da lontano cima Vanscuro e monte Cavallino, la prima doveva essere la nostra meta, ma decidiamo di non andare oltre e torniamo sui nostri passi. Facciamo una capatina alla caserma dei finanzieri, luogo cupo che non si presta ad una pausa pranzo, per cui decidiamo di trovarci un posticino tranquillo vicino alla sella dei Frugoni dove possiamo godere del panorama da entrambi i lati. Dopo un meritato panino e qualche sorso d’acqua torniamo giù verso il passo Silvella, ci accompagnano il Quaternà che è sempre al suo posto, cespugli di Anemone Alpino, marmotte curiose, malfidenti ed attente, ed i numerosi tornanti che pian piano ci riportano a quota 2329 del passo Silvella (8.9 km, 2329 mt, 3h 30′). Nei pressi del passo vi è un monumento ai ciclisti con alcune regole e consigli per gli stessi, mi piace molto il logo sopra il cartello con le regole. Ancora una panoramica verso il Popera prima di lasciare il Silvella prendendo il sentiero 146 che scende verso malga Nemes. Mentre scendiamo inquadro il Quaternà da una nuova angolazione, poi rimango ammaliato da questo splendido esemplare di Hieracium Aurantiacum o falco rosso-arancio dalle bellissime sfumature, ed infine raggiungo anch’io le tabelle con le indicazioni per il sentiero 159 verso malga Coltrondo (9.53km, 2245 mt, 3h 41′). Il sentiero scorre in quota o in leggera discesa e nella prima sua parte è molto panoramico, poi ci si immerge in un mare di rododendri, credo che nel periodo di fioritura deve essere uno spettacolo, poi arrivano i primi larici e faggi, che infine diventano bosco sempre piuttosto rado comunque perché siamo ancora alti. Il sentiero aggira delle alture denominate i Fornatti, poco sopra i 2000, troviamo anche delle mucche che occupano il sentiero e non ne vogliono sapere di spostarsi per cui dobbiamo inventarci un aggiramento in mezzo ai cespugli, poi si raggiunge una evidente vecchia vasca di raccolta dell’acqua (11.6 km, 2065 mt, 4h 25′) segnata anche sulla carta, nei pressi della quale dovrebbe esserci anche un ex forte di cui però non troviamo traccia. Poco più avanti invece i resti di quella che fu credo una teleferica con alcune indicazioni. Sulla carta si vedono due tracce che non trovano riscontro sul terreno, proseguiamo per l’unico ed evidente percorso. Il panorama si apre sulle dolomiti di Sesto, il cielo è splendido e non non ci sono piogge in arrivo, in breve raggiungiamo il sentiero 156 (12.72 km, 1908 mt, 4h 43′) che arriva da malga Nemes, l’innesto è indicato da tabelle. Superiamo un piccolo dosso ed appare davanti a noi malga Coltrondo (12.9 km, 1884 mt, 4h 46′). Dalla malga per l’ormai nota strada asfaltata già percorsa ieri raggiungiamo il rifugio Rinfreddo.

Rifugio Rinfreddo (13.8 km, 1887 mt, 5h).
Lungo la strada troviamo anche Annarita, seduta all’ombra ed insieme ci riportiamo al rifugio. C’è un po’ di movimento, vedo Olga indaffarata a preparare i famosi piatti di affettati e formaggi a fornire birre per chi ha sete, riscuotere alla cassa, servire i clienti, pulire i tavoli, insomma è proprio vero, fa tutto lei. Anche noi beviamo un paio di birrozzi, poi dopo un’oretta ci rimettiamo in moto per tornare al passo, non dopo un ultimo vano tentativo di convincere Olga ad ospitarci in rifugio per l’inverno, ma anche con la promessa di riempirlo non ne vuole sapere. Partiamo con un sole che spacca le pietre, giunti alla malga Coltrondo (14.7 km, 1879 mt, 5h 14′) con mio stupore ed anche gioia ritrovo il murales appena dipinto libero dalle impalcature, merita delle foto, una ravvicinata ed una panoramica. Scendiamo lungo la strada asfaltata fino alle tabelle che indicano per il lago dei Rospi (15,08 km, 1854 mt, 5h 20′) dove prendiamo a destra lasciando la strada ed inoltrandoci nel bosco. Camminiamo per un breve tratto sempre sul sentiero 149 ma dentro al bosco, poco più avanti di nuovo a sinistra (15.3 km, 1851 mt, 5h 23′) sulla strada bianca che scende più dolcemente verso il passo fino a trovare un ampio crocevia con tabelle dove teniamo la destra (15.7 km, 1811 mt, 5h 29′) prendendo la strada bianca che porta al lago dei Rospi. Mi soffermo ancora una volta in questo luogo tranquillo e fatato (16.9 km, 1740 mt, 5h 52′) poi proseguiamo, superiamo le tabelle che indicano la salita al Rinfreddo per il sentiero 149 (17.1 km, 1735 mt, 5h 55′) i due ponticelli sul torrente Padola e le tabelle che indicano la discesa verso Valgrande, noi teniamo la destra per il passo (17.6 km, 1706 mt, 6h 5′). Da questo punto si riprende a salire, la strada aggira il Col della Croce e proprio durante la salita iniziano a farsi sentire i primi brontolii, il maltempo sta arrivando, per nostra fortuna un pelino in ritardo. Superiamo anche le tabelle di indicazione per il biotopo di monte Covolo e malga Nemes (17.9 km, 1722 mt, 6h 10′) proprio lungo la salita che scorre sul versante nord del Col della Croce mi giro per l’ultima foto ad immortalare il Quaternà e le creste di confine. Poco più avanti appena iniziata la discesa dal Colle, arrivano le prime gocce, poco dopo il bivio con le indicazioni per il 131 (19.3 km, 1761 mt, 6h 33′) che riporta al passo indossiamo gli indumenti per la pioggia che ci accompagnerà fortunatamente con dolcezza fino all’auto, temevo arrivasse un diluvio come stamattina, e non sbagliavo a preoccuparmi visto la grandine trovata poco più avanti scendendo in auto dal passo.

Passo monte Croce (20.5 km, 1637 mt, 6h 54′).
Come sempre bravi tutti, un grazie ad Annarita per aver sopportato la faticaccia ed il dolore al piede, grazie ad Antonio e Francesca per la sempre piacevole compagnia.

P.S. Riflessioni e spunti a posteriori.
Si può accorciare notevolmente il tragitto parcheggiando l’auto a malga Coltrondo. Arrivando la sera, come nel nostro caso, il parcheggio lo si trova vuoto, ed è gratuito. Il rifugio Rinfreddo è ad un chilometro, 15 minuti. Tale soluzione evita anche di dover percorrere due volte la strada dal passo alla malga Coltrondo, però il lago dei Rospi una capatina la merita.

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