20/06/2020 Sentiero Falcipieri e 52 Gallerie (Pasubio)

Distanza totale: 11 km (5,1↑ – 5,6↓ – 0.3↔)
Altitudine massima: 2040 m
Altitudine minima: 1215 m
Dislivello assoluto: 825 m
Totale salita: 900 m circa
Totale discesa: 900 m circa
Tempo totale: 9h 30′ (soste comprese 1 h circa)
Presenti: Cippe, Pedro.

Seconda uscita nella fase Covid, un po’ più lontano della precedente in zona Pasubio, sentiero Falcipieri e 52 Gallerie, un percorso già fatto parzialmente fuori stagione il 16/01/2011, ma interrotto alla galleria numero 31 per troppa neve. Ci riproviamo in fase stagionale più avanzata e con una importante modifica, la salita avverrà attraverso il sentiero Falcipieri la cui bellezza sta soprattutto nella sua varietà. Si sviluppa per gran parte parallelamente alle 52 Gallerie, verso le quali permette in più punti l’uscita anticipata, ed in un continuo saliscendi lungo la linea di cresta delle cime che fiancheggiano la strada in un ininterrotto susseguirsi di cengie, tratti ferrati, roccette. Sentiero e panorami mozzafiato, c’è di tutto per fare un’esperienza piena.

Parcheggio di bocchetta Campiglia. Quota 1215 mt.
Alle 8 e 30 siamo già il loco, vestizione veloce, perdiamo qualche minuto per pagare il park, costa 6€ e la macchinetta accetta solo monetine, nel mentre arriva un sacco di gente, impressionante. Il sentiero parte proprio dove si trova la macchinetta, un po’ bruttino il posto, ma fatti pochi metri ci si addentra verso destra in un bel bosco di faggi, non verso sinistra come fatto da noi seguendo una evidente traccia, che si spegne però dopo pochi metri. Nel bosco è necessario fare attenzione ai segni sugli alberi perché le tracce per terra sono diverse ed è facile sbagliare andando per esempio dritti come abbiamo fatto noi, dietro front alla ricerca dei segni e su verso la cresta. Appena fuori dal bosco ecco la targa (0.3 km, 1279 m, 24′) che indica l’inzio del sentiero Falcipieri e già qui ci facciamo un’idea di cosa ci aspetta dal punto di vista panoramico in questa ascesa. Verso destra si intravedono le prime staffe che permettono di superare un primo spuntone roccioso, successivamente superiamo alcuni tratti molto ripidi quasi dei camini, coadiuvati dalla presenza di corda e staffe e comunque con ampie possibilità di appoggio. Siamo saliti un bel po’ ed usciti dalla boscaglia il panorama lo testimonia. La salita ci da un po’ di tregua, percorriamo un buon tratto su sentiero aperto, a tratti esposto, ma attrezzato, e contornato dai mughi in piena fioritura. Arriviamo quindi al punto a mio avviso più impegnativo, la salita alla prima cima della giornata, superato un primo breve tratto verticale arriviamo alla base di un enorme monolite al centro del quale spicca una lunga scaletta di ferro, se non l’avete vista eccola qua da vicino, ora il punto critico è proprio l’uscita dalla scaletta perché si è ancora molto esposti, sempre con il cavo di fianco, ma esposti, chi soffre di vertigini potrebbe avere difficoltà. Superato il monolite si raggiunge un primo tratto in piano, dove si sente un gran vociferare, sotto di noi la strada delle 52 Gallerie pullula di escursionisti, noi invece al momento siamo soli. Giriamo intorno al monolite dopo il quale si susseguono brevi e ripide salite e tratti in piano spesso delimitati dai mughi, nuovi orizzonti verso il Carega si aprono alla vista, ma attenzione anche verso il basso dove le prime stelle alpine fanno capolino. Davanti a noi in lontananza cima dei Forni Alti la nostra terza meta, ma pensiamo al primo traguardo di giornata che raggiungiamo dopo un’ultima salita dalla quale possiamo vedere i tratti di sentiero lungo la cresta che rendono bene l’idea sul dislivello superato, eccoci in cima alla Bella Laita.

Cima Bella Laita e Cuaro. Quota 1881. Distanza 2.21 km. Tempo 3h 25′.
Siamo un po’ lunghi, ma abbiamo superato la maggior parte del dislivello. Ci godiamo il panorama, alla nostra destra la strada degli Scarrubi, si intravede il sentiero scorciatoia che taglia la strada lungo un vallone molto verde e molto poco frequentato, alcune vette dolomitiche in lontananza, le prossime cime davanti a noi. Dalla Bella Laita raggiungiamo in circa dieci minuti il secondo traguardo di giornata  che è li a due passi, cima Cuaro (2.36 km, 1939 m, 3h 37′). Il panorama è lo stesso, ma è cambiata la compagnia perché abbiamo raggiunto un gruppetto di baldi giovani, tre ragazzi accompagnano una ragazza lungo il percorso, quello in primo piano è un esperto, credo faccia anche soccorso alpino, ha la radiolina accesa nello zaino, si sentono i messaggi e c’è un’operazione in corso, la facilità con cui appronta corda e moschettoni e la dimestichezza con cui fa i nodi per assicurare la calata della donzella sono impressionanti, bravi, ci chiedono se vogliamo passare, ma decliniamo l’invito, anche se in questo tratto loro sono frenati dalla ragazza, superata la discesa ci asfalterebbero dopo cinque minuti, preferiamo goderci la tecnica, diciamo un breve corso fuori programma. Da cima Cuaro si scende fino a forcella Camossara (2.46 km, 1875 m, 4h) ci sono diversi tratti attrezzati lungo la discesa, divertenti, nulla di difficile, arrivati di sotto, alla forcella, c’è la prima importante via di fuga che permette di tornare sulla strada delle 52 Gallerie e addirittura di proseguire giù fino a sant’Antonio del Pasubio attravero il sentiero della val Camossara. Noi ovviamente proseguiamo verso la prossima meta ormai in vista, cima Forni Alti e guardate i baldi giovani dove sono, la stanno risalendo proprio ora. Superata la forcella in breve si arriva subito alla cresta che risale la cima, si superano diversi spuntoni rocciosi sempre in presenza di corde fisse, in prossimità della terza cima sono ben visibili alcuni manufatti della grande guerra oltre alla croce di vetta.

Cima Forni Alti (3 km, 2023 mt, 5h).
Abbiamo ormai realizzato di essere estremamente in ritardo, siamo circa a metà strada di andata, ma da qui vediamo la meta, in realtà il rifugio è nascosto dietro alle ultime due cime, il Soglio Rosso e l’Osservatorio. Si vede chiaramente che i due percorsi, Falcipieri e 52 Gallerie, si affiancano per un buon tratto, a destra la strada degli Scarrubi, a sinistra le 52 Gallerie. La discesa verso il passo Val Fontana d’Oro è molto bella, facile, su sentiero e cengiette poco esposte, troviamo pure una galleria, poi arriviamo giù al passo Val Fontana d’Oro cartelli con le indicazioni (3.63 km, 1875 m, 5h 25′). Qui si tiene la destra dove è evidente il sentiero, a sinistra si scende sulla strada delle 52 Gallerie ma anche facendolo non è un problema perché in questo tratto i due percorsi scorrono paralleli e si toccano più volte, è possibile passare dall’uno all’altro senza problemi, comunque presa la traccia dopo pochi metri si riprende a salire sulla sinistra lasciando il più evidente sentiero a destra. Si cammina in cresta nel primo tratto proprio sopra le teste di chi passa di sotto. Il panorama verso la pianura è fantastico. Il sentiero si stacca nuovamente dalla strada riprende a salire ancora con dei brevi tratti attrezzati. Mi colpisce ad un certo punto tra le roccie una macchia gialla, una piantina dai fiori giallo intenso, con foglie carnose, sembra quasi una pianta grassa, i fiori spessi e dal colore intenso, sembrano finti, di plastica, li tocco incredulo, sono meravigliosi si tratta della Primula Auricula detta anche Orecchia d’orso, anche le stelle alpine comunque non sono da meno, se ne trovano numerose lungo il percorso. Finalmente scorgiamo il rifugio, siamo ormai nei pressi della quarta cima.

Cimon del Soglio Rosso (e cima dell’Osservatorio) (4,4 km, 2040 mt, 6h 15′).
E’ la punta più alta, mi volgo indietro a guardare quanto percorso, si vedono bene la strada e la linea di cresta, sotto di noi il passo Val Fontana d’Oro con il tratto dove i due percorsi corrono paralleli. Ancora una volta è possibile uscire sulla strada, ma ormai, non possiamo arrenderci di fronte all’ultimo ostacolo. Non vi sono più tratti attrezzati, il sentiero scorre piacevole con un ultimo ripido tratto. In 20′ raggiungiamo l’Osservatorio (4.73 km, 2027 m, 6h 35′) e ne vale proprio la pena. Come immaginavo è presente un punto in cui sono stati predisposti vari muretti a semicerchio con sopra delle lamiere, credo resti della guerra, sopra le quali vi sono dei tondini di metallo cavi al loro interno, posizionati in modo da puntare sui luoghi d’interesse. Molti sono sballati soprattutto quelli verso sud est, mentre verso nord ovest sono molto precisi, una volta messo l’occhio dentro il foro in fondo compare quasi con stupore il soggetto a cui punta. Una targhetta posta sotto il tondino indica cosa si sta guardando. All’osservatorio troviamo un compagno di viaggio che ci aveva superato, abituale frequentatore della zona che conosce molto bene, ci illustra alcune cime intorno a noi e ci suggerisce quali sono le più interessanti da visitare utilizzando anche dei percorsi meno battuti. Dalle foto riesco ad identificare il Soglio dell’Incudine sopra il rifugio Papa, e l’ex rifugio militare della grande guerra sotto cima Palon, dall’altra parte il Carega, la punta più alta della catena all’orizzonte, mentre nel gruppetto al centro della foto, da sinistra il Bafellan, Ofre ed i Tre Apostoli. Nel frattempo passa anche un elicottero del soccorso alpino, una zoomata al rifugio e poi andiamo giù, in dieci minuti si arriva al rifugio Papa, appena scesi un cartello con il riassunto del tragitto, dice 5h, ma noi non siamo in forma ce ne abbiamo messe 7 di ore, compresa la pausa pranzo e la sosta all’osservatorio, ma al massimo possiamo togliere mezzora. Passiamo per le porte del Pasubio (5.18 km, 1928 m, 7h 20′) e ci dirigiamo al rifugio.

Rifugio Papa (5,2 km, 1928 mt, 7h).
Il luogo pullula di gente, a piedi, di corsa, in bici, mentre Pedro fa un salto in rifugio a prendere un po’ di acqua io mi siedo su una roccia a guardare il via vai, sia mai che passa qualcuno con il monopattino gli voglio fare una foto. Non ci resta che tornare. La strada delle 52 Gallerie parte proprio sotto alla cresta da noi discesa dall’osservatorio, anche qui ci sono decine di tavoli predisposti per il distanziamento, anche a ridosso della prima galleria, che in realtà è la galleria 52 cioé l’ultima solo che noi facciamo il percorso al contrario, la inquadro prima di immergermi in questo interessante sentiero, solo una cosa vorrei evidenziare, quando ho letto in uno dei tanti cartelloni turistici il nome degli artefici di questo capolavoro, tali Zappa e Picone, ho pensato “mi stanno prendendo per il culo” (approfondimento). Ogni galleria ha una targa con il numero e la lunghezza, ovviamente è necessaria la torcia ed ovviamente l’ho lasciata a casa. In alcuni casi è impossibile procedere, alcune gallerie sono lunghe ed il fondo è viscido ed irregolare, ed anche se spesso è presente qualche pertugio da cui entra luce, meglio averne un po’ di artificiale, Pedro ha fortunatamente con se ciò che serve, ma se ciascuno usa la propria è meglio. In questo primo tratto la strada per noi è leggermentein in salita, nulla di faticoso, è ampia e veramente bella, mi ha sorpreso, non me l’aspettavo, in molti punti è presente una fune metallica, a mio avviso esagerata. Usciamo dalla 52 ed entriamo nella 51, e così via, in alcune gallerie è presente un sentiero esterno che le aggira come nella 49, ma preferiamo restare all’interno, in questo caso la galleria è stata ricavata dopo la partenza del costruttore, in origine la strada era quella esterna. Provo anche a fare una foto con il flash dentro una delle gallerie con questo risultato. La salita continua fino alla galleria 48 sotto il Soglio Rosso, poi inizia una discesa costante e dolce per nulla pesante nonostante la fatica del mattino. Possiamo goderci quindi le spettacolari gallerie, alcune veramente incredibili (elenco gallerie, nome e lunghezza). All’uscita della 48 mi pare, davanti ai miei occhi si manifesta una visione, non è la Madonna, ma questo spettacolo. In alcuni tratti mi sembra di rivivere l’esperienza delle dolomiti di Brenta, con le sue spettacolari cengie, anche se il panorama intorno è ben diverso, ora mi spiego il perché di tutta quella fiumana di gente stamattina. Proseguiamo tranquillamente senza fretta, godendoci il contesto, l’ultima salita, ciò che abbiamo percorso, un roccione messo di traverso che sembra stia aspettando di scivolare giù a valle appena distogli lo sguardo, la pianura, un cespuglio rinsecchito a ridosso di un muretto a secco, il Bafelan ed il Carega, prati verdi che si accendono prima che il sole si spenga dietro l’orizzonte, il canalone o vaio, ma soprattutto le gallerie. Siamo ormai in discesa da un pezzo, ma non posso non soffermarmi alla 31, ecco come si presenta la sua uscita, ed ecco come si presentava nel 2011 quando fummo costretti a gettare la spugna, non si capiva dove procedere, la strada era nascosta dalla neve, o forse da un angelo custode che non ci ha permesso di compiere idiozie. Riprendiamo la nostra discesa, alla mia sinistra sulla roccia una macchiolina viola attira la mia attenzione, ho scattato diverse macro oggi e questa è quella che più mi soddisfa, una delle poche in cui il fuoco è dove lo volevo io, trattasi di Linum Alpinum. Passiamo uno stretto Vaio nei pressi della galleria 29, mi pare, ed è proprio all’uscita di questa che ci blocchiamo, appena fuori un camoscio fermo sul bordo della strada ci fissa, sembra dire: ” ‘azzo fate voi qua a quest’ora ?”. Il tempo di realizzare che devo immortalare il momento topico che lui tranquillamente scende sul sottostante pendio, ci precipitiamo sul ciglio della strada e riesco ad immortalare l’animale che sta beatamente brucando freschi germogli. Le gallerie più spettacolari sono quelle elicoidali, ce ne sono quattro in tutto, la più impressionante è la numero 30 anche la più lunga, ma anche la numero 19 che gira quattro volte su se stessa e il cui pinnacolo è chiaramente distinguibile dall’esterno. La pianura è ancora limpida ed ormai il suo rumore ci accarezza delicatamente le orecchie, mentre il naso inzia ad essere stuzzicato dal delicato profumo del maggio ciondolo, già di per se spettacolare grazie a suoi fiori giallo intenso che penzolano innocentemente dai rami facendosi dondolare dalla brezza ed inebriando così l’aria di un dolce profumo, ci ho messo un po’ a capirlo, ma sono proprio loro. Passo dopo passo eccoci alla galleria numero 1, dove tutta la storia ha inizio, ci aspettano ancora un paio di tornanti poi eccoci finalmente all’ingresso della zona monumentale ed al parcheggio.

Bocchetta Campiglia (11 km, 1215 mt, 9h 52′ soste comprese).

Un grazie a Pedro per la compagnia e per aver sopportato la faticaccia, come sempre alla prossima.

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