22/07/2012 Gallerie e lago Lagazuoi

 

Domenica 22 luglio 2012 finalmente si parte per il Falzarego, l’escursione  prevista per il giorno precedente è stata spostata causa maltempo. Si prevede una buona giornata con qualche nuvola nelle ore pomeridiane. Ritrovo ore 5:45 da Picco, siamo in 7, si fa una macchina unica (grazie Picco) e si parte puntuali.
Presenti:  Picco, Cippe, Carlo, Pedro, Ovi, Matteo, Tabs.
Assenti: Gli altri.

All’andata si decide di fare l’autostrada che scorre via veloce senza intoppi e senza traffico. Lungo la statale che sale a Cortina ci fermiamo in un bar suggerito dall’esperto del gruppo (Tabs) per la consuetra colazione di rito.  Arrivati a Cortina snobbiamo la perla delle Dolomiti e ci dirigiamo senza indugi verso il Falzarego.

Strada facendo è difficile non guardarsi intorno, il panorama è veramente incredibile. La Tofana si erge maestosa sulla destra, a sinistra Cinque Torri, Averau, Nuvolau, eccetera più avanti si vedono anche i Fanis, incredibili questi  posti sono veramente una meraviglia, con queste pareti maestose, l’adrenalina è già a mille. Si parcheggia nei pressi dell’impianto di risalita. Non sono ancora le 9 e siamo già in cammino.

Si prende il sentiero 402 che dal Falzarego (2105 mt) sale verso forcella Travenanzes (2507 mt), praticamente un’autostrada. Dopo circa mezz’ora siamo al punto G, da non fraintendere, ma così è indicato il bivio per le gallerie. Ci imbraghiamo sotto l’attenta e puntigliosa direzione del nostro esperto (che sgrida un paio di adepti, me compreso) qualcosa non va nella nostra attrezzatura e quindi carne (che rompi, ma ha ragione).

Carlo purtroppo decide di abbandonarci, ha paura del buio dice  (o di Tabs?), e preferisce proseguire fino alla forcella Travenanzes per poi dirigersi verso forcella Lagazuoi e quindi al rifugio dove ci diamo appuntamento. Il sentiero parte subito con un tratto di ferro, ma serve solo a superare la prima curva poi è normalmente percorribile. Prima di partire però diamo uno sguardo al panorama.  In 10 minuti si arriva all’imbocco della prima galleria ed una volta usciti un altro tratto di ferro, questa volta necessario a superare una leggera esposizione del sentiero, intanto notiamo che la gamba di Paolo oggi ha qualcosa in più e tende ad andare in fuga. Si percorre quindi una piccola cengia fino all’ingresso della galleria vera e propria, quella che salirà fino all’anticima. Impossibile non fare uno scatto alla Marmolada e alla cima della Tofana di Rozes che spunta alle nostre spalle. Da qui si potrebbe fare una capatina su cengia Martini dove sono stati risistemati i manufatti italiani della guerra, ma non ne abbiamo il tempo e mi pare ci fosse anche un cartello con il divieto di accesso.

Cominciamo quindi a percorrere i gradoni di cui è costellata la galleria, alti e resi scivolosi dall’acqua rendono faticosa la salita. Il buio poi è veramente pesto, senza pila non sarebbe possibile procedere se non a tastoni. Ogni  tanto un’apertura permette di vedere un pò di luce, ma soprattutto cosa c’è intorno con la Tofana che si scopre sempre di più man mano che si sale.

Ad un certo punto ci si trova ad un bivio e decidiamo, su  suggerimento di un gruppo poco prima incrociato di prendere la galleria di spalla e non quella di mina, perché più interessante (vedi cartina). In effetti su questo tratto si incrociano diversi siti ricostruiti, insomma un piccolo museo, dove sono presenti anche dei pulsanti con i quali è possibile ascoltare un audio che racconta le peripezie di quei tempi.

In realtà per visitare bene queste gallerie ci vorrebbe almeno una giornata, ma noi abbiamo altri traguardi e ci fermiamo il minimo indispensabile anche se non disdegniamo la visita ad alcune gallerie collaterali che meritano una sbirciatina, come per esempio le postazioni di vedetta, delle mitriagliatrici oppure l’alloggio degli ufficiali. Alle 11:15 circa siamo fuori dal tunnel. Non rimane che percorrere un facile sentiero che porta al rifugio, in parte dentro le trincee dove camminavano i soldati, quasi un secolo fa e con ben altri obiettivi. Al rifugio ci si arriva in pochi minuti, pause permettendo per ammirare quanto c’è intorno, ma anche per vedere dall’alto i vari pertugi sulla roccia dai quali siamo sbucati mentre salivamo.

Al Lagazuoi (2752 mt) ritroviamo il nostro Carlo ormai spazientito in quanto arrivato ben prima di noi. Foto di rito. Si potrebbe fare una puntatina alla cima del piccolo Lagazuoi, ma si decide di intraprendere subito la discesa verso il lago di Lagazuoi. Intanto il tempo si fa perturbato e inizia a scendere un pò di nevischio. Prima di partire non può mancare una foto alle cime di Fanis, uno spettacolo. Alle 11:50 circa comincia la discesa per il sentiero 401, arriviamo alla forcella Lagazuoi (2573 mt) in circa 20 minuti, piccola pausa e poi via giù per il sentiero 20 verso il lago. Lo sguardo volge sempre verso destra alle cime di Fanis prima, ed alla magnifica parete Scotoni poi, in fondo si vedono le Centurines, ed ovviamente il lago di Lagazuoi, poco sopra la forcella del lago chiusa tra la parete Scotoni e la cima del lago. Ad un certo punto con il binocolo ci fermiamo ad osservare le cime di Fanes alla ricerca del sentiero che dovrebbe raggiungere la forcella grande di Fanes, nel mentre scorgiamo su una parete un gruppo di persone che stanno camminando sulla cengia Veronesi, e poco più sopra un altro gruppo sta salendo la ferrata Tomaselli considerata una delle più difficili delle dolomiti. Alle 13:20 arriviamo al lago di Lagazuoi (2182 mt) dove ci fermiamo per il pranzo, al riparo dal vento. Un riposo meritato. Mentre mangiamo è divertente stuzzicare gli abitanti del lago con alcuni pezzi di pane si quali i pesciolini si avventano in massa formando degli ammassi incredibili.

La pausa intanto schiarisce le idee sul proseguo del giro. Abbandonata l’idea di salire fino alla forcella del lago decidiamo di scendere al rifugio Scotoni per poi salire a forcella Selarès e scendere verso il passo Valparola per poi ricongiungerci al Falzarego.

Riprendiamo il cammino verso le 14, pioviggina ed ognuno sfoggia la propria mantella, il Tabs ne ha pure una per lo zaino, un professionista. Il sentiero che scende verso rifugio Scotoni è bello da vedersi e da farsi soprattutto in discesa, in salita deve essere piuttosto impegnativo. Prima di scendere un ultimo sguardo alla parete Scotoni. Al rifugio arriviamo in circa 15 minuti. Rifugio Scotoni (1985mt) sorge in una bellissima radura, verde, piena di gente, c’è pure una chiesetta. Piccola pausa e poi si riprende in salita verso forcella Selarès (2250 mt). Dovrebbe essere il sentiero 20B secondo la carta, ma per terra è segnato il 18B, il dubbio è lecito, siamo sulla strada giusta? La forcella però è la sopra non si può sbagliare. La salita è impegnativa a questo punto della giornata, la fatica comincia a farsi sentire. In forcella arriviamo verso le 15, finalmente un pò di riposo e su uno dei cartelli è svelato l’arcano del sentiero. Una bella X sopra la sigla 20B e di fianco una scritta a mano 18B, ogni supposizione è lecita. In lontananza si vede già il passo Valparola sembra ad un tiro di schioppo. Dalla forcella si possono ammirare le Centurines verso nord, mentre ad est bel panorama sulla val Badia. Alle 15:10 riprendiamo il cammino in discesa. La diatriba 20B/18B si fa ancora più ambigua, a volte compare una a volte l’altra dicitura a seconda dei cartelli. Durante la discesa si attraversa un bel canalone che porta praticamente alla vecchia strada del passo Valparola e quindi alla nuova. Qui un cartello in ferro chiarisce ogni dubbio, il sentiero è il 20B.

Alle 16 siamo al passo Valparola (2192 mt), da qui un gruppetto procede per la strada asfaltata, un paio (Pedro e il sottoscritto) scendono al lago Valparola e procedono per il sentiero che sbuca in prossimità del museo dove una guardia in carne ed ossa ci osserva, li vicino è presente anche un villaggio di guerra ricostruito, da visitare. Si procede quindi in discesa verso il Falazarego con il piccolo Lagazuoi a sinistra ed il sasso di Stria sulla destra. Poco prima delle 17, chi prima chi dopo, arriviamo alla macchina nel parcheggio del Falazarego, stanchi ma soddisfatti.

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