06/08/2023 Settsass (Valparola)

Distanza totale: 15 Km (6,5↑ 6↓ 2,5↔)
Altitudine massima: 2571 m
Altitudine minima: 2073 m
Dislivello assoluto: 498 m
Totale salita: 838 m
Totale discesa: 816 m
Tempo totale: 7h (soste incluse)
Presenti: Antonio, Cippe, Francesca

Secondo giorno in zona Falzarego, dopo aver fatto colazione presso l’albergo Al Sass di Stria in località Pian di Falzarego dove abbiamo pernottato ci dirigiamo in auto verso il passo Valparola per lasciarla presso l’omonimo rifugio e da lì partire per fare un giro intorno al Settsass con puntatina alla cima. La giornata si presenta promettente, il sole è abbagliante e l’aria tersa, il cielo di un azzurro meraviglioso, vien proprio voglia di camminare.

Rifugio Valparola. Quota 1700 mt.
Lasciamo l’auto poco dopo il rifugio in uno slargo lungo la strada e dopo la solita vestizione ci riportiamo in zona rifugio da cui inizia il sentiero che parte dietro all’edificio, le tabelle sono proprio tra l’edificio principale ed uno più piccolo, non entusiasmante come passaggio, ci sono anche i bidoni della spazzatura, si può evitare scendendo al laghetto e partendo da lì. Lasciato il retro del rifugio raggiungiamo un bivio (0.4 km, 2161 mt, 8′) dove si uniscono i sentieri 23 e 24 il primo scorre sul versante est il secondo su quello ovest del Settsass è possibile procedere in entrambi i sensi noi decidiamo per quello antiorario quindi andata sul 24 e ritorno sul 23. La vegetazione d’alto fusto è assente per cui la traccia è chiaramente visibile e si dirige verso il Piz Ciampei mentre in lontananza spunta la cima del Settsass che è il nostro obiettivo, superato il piz Ciampei si cambia versante e si continua a camminare il leggera salita lambendo tre piccole cime che vanno dai 2252 ai 2371, questi nostri primi passi sono controllati dall’alto, nel senso che un bellissimo rapace volteggia sopra le nostre teste, per quanto mi riguarda potrebbe anche essere un’aquila. La camminata è sciolta, leggera, dopo le nebbie del giorno precedente il verde brillante dell’erba è inebriante, lo sguardo raggiunge orizzonti lontani, siamo veramente spensierati, immagino di percorrere infiniti chilometri immerso in questo nitido paesaggio senza provare alcuna fatica mentre i sensi trovano la pace circondati da tutte queste meraviglie. Un primo risveglio dal dolce torpore lo provoca un rudere (1.7 km, 2280 mt, 45′) che raggiungiamo prima della terza piccola cima che corrisponde al monte Castello. Superato il rudere il sentiero cambia leggermente direzione ed inizia a scendere verso un bosco ben visibile in lontananza lungo i versanti nord-ovest del Settsass indicati nella carta come Borat. Per quanto intorno a noi ci siano innumerevoli punti d’attrazione uno in particolare continua a solleticare la mia attenzione, le Conturines, non le ho contate ma credo di avergli scattato una ventina di foto dalle più diverse angolazioni. Intanto mentre scendiamo la roccia lascia spazio all’erba, superiamo una particolare strettoia, una specie di budello roccioso, dopo il quale la visuale si apre verso il bosco prima menzionato che in breve raggiungiamo toccando così la quota più bassa in questo versante intorno ai 2150 metri circa. Molto bello il bosco composto da rade piante d’alto fusto che lasciano passare molta luce, un misto di abeti, larici, e altro che non riesco a riconoscere come questo bell’esemplare solitario che sembra aver superato momenti difficili. Al termine del bosco si accede ad una radura in corrispondenza della quale la traccia riprende a salire decisamente, poco più avanti dall’alto è notevole il panorama e ben visibile la fine del bosco, la radura ed il sentiero percorso, risalito il vallone Pudres si perviene al bivio con tabelle (4 km, 2240 mt, 1h 45′) con le indicazioni per la cima. Procediamo quindi a sinistra sulla traccia indicata sempre come sentiero 24 e che in un’ora porta alla vetta. Il primo tratto è un po’ angusto, il tracciato è a tratti fangoso e deturpato dalle innumerevoli mucche presenti in loco, deviamo spesso al di fuori dello stesso per evitare di infangarci, ma la difficoltà è ampiamente premiata appena raggiungiamo il crinale di salita dal quale possiamo godere di questo panorama:

Rimango immobile a bocca aperta, in estasi, gli occhi vibrano da una vetta all’altra, eppure sono cime note, la Marmolada, il Piz Boè, il Sassongher, ma è proprio la giornata che è diversa, l’aria pulita, nitida, è uno spettacolo. Proseguiamo lungo il crinale che diventa via via più facile ora che è anche protetto dagli erbivori. L’erba pian piano lascia posto alla roccia, il percorso diventa più tortuoso fino a raggiungere l’ultimo sperone roccioso da risalire che porta alla cima, proprio alla sua base la traccia svolta decisamente a destra ed inizia a risalire senza lasciar intravedere la cima, sicuramente la pendenza aumenta così come la fatica, ma una volta giunti in vetta il panorama è veramente strepitoso.

Cima Settsass (5.75 km, 2571 mt, 2h 40′)
Non rimane che fare un bel giro a 360 gradi, scatto varie foto ai gruppi più noti, prima di tutto il Col di Lana dove siamo stati ieri, il Piz Boé, ovviamente le Conturines, le Tofane tutte e tre insieme mi è capitato di rado di vederle, proseguo con Sorapiss, Antelao e Marmarole, un bel trio, infine Pelmo e Civetta, poi un bel video a tutto tondo.

Facciamo pausa pranzo ammirando le meraviglie intorno a noi, il silenzio regna sovrano solo il vento fa da sottofondo, una mezzoretta è sufficiente a consumare il pasto, riposare e ripartire rifrancati. La discesa avviene per lo stesso percorso fino a ritrovare il bivio segnalato da tabelle da cui partiva la salita alla cima al quale procediamo a sinistra per continuare il giro del Settsass. La traccia risale un pochino fino a raggiungere la dorsale che segna il confine naturale tra Belluno e Bolzano, Veneto e Trentino quindi svolta a sinistra, procediamo lungo il confine per un buon tratto fino a raggiungere un bivio (8 km, 2250 mt, 4h 20′) dove si innesta una traccia che scende dalla cima in maniera più diretta, ma al dire di un paio di escursionisiti in arrivo da essa, meglio lasciar perdere. Nel frattempo siamo tornati in Veneto, il sentiero prosegue in leggera discesa fino a raggiungere alcune tabelle (8.4 km, 2210 mt, 4h 30′) che indicano il cambio di sentiero, lasciamo il 24 e prendiamo il 23 che arriva da Pralongià e prosegue nel nostro caso dritto verso forcella Sief. Subito dopo il bivio un paio di casette ci incuriosiscono, sono inacessibili, peccato perché è in arrivo un bel temporalone come da previsioni meteo, è ancora lontano ma si avvicina velocemente e fa impressione. Alla nostra destra la Marmolada è ormai pienamente visibile, accelero il passo nell’illusione di raggiungere il bivacco Sief prima che il forunale abbia il sopravvento, ma è ancora lontanto, non c’è scampo dobbiamo mettere mano alla mantella, che faccio perfino fatica ad indossare da quanto forte è il vento, fortunatamente non è proprio acqua quella che ci investe ma una specie di neve che si chiama esattamente graupel o neve tonda e che si forma in presenza di forti movimenti convettivi in quota, come nel nostro caso. Non ci resta che subire, camminiamo a testa bassa guardando bene dove mettere i piedi aspettando che passi. Un gruppo di rododendri e la vista del Pico Settsass mi fanno tornare il sorriso so che il bivacco è lì dietro, superiamo il bivio che porta al Pico Settsass (10 km, 2300 mt, 5h 15′) ed inziamo a girare intorno allo stesso e prima di perdere la visuale scatto una foto a tutto il percorso appena effettuato. Simao ormai in dirittura di arrivo, davanti a noi la sagoma del Col di Lana è segnata da curiose righe di terra che mi fanno pensare al sangue dei tanti soldati che vi hanno perso la vita, poi finalmente eccolo il bivacco Sief (10.6 km, 2270 mt, 5h 22′) entriamo di corsa, dentro c’è altra gente è molto ampio e ci sono diversi tavoloni con panche, ma nessuna branda anche se c’è parecchio spazio dove potersi eventualmente stendere con il sacco a pelo, da fuori sembra piccolo ma in realtà è bello spazioso. Attendiamo che passi il temporale, ne approfittiamo per un breve spuntino, ma appena smette ripartiamo non si sa mai. Dal bivacco parte anche il sentiero 21 che sale al Col di Lana noi invece proseguiamo sul 23 in direzione passo Valparola. La pausa è durata mezzora circa, usciamo che le nubi coprono ancora tutto, ma nel giro di pochi minuti il panorama cambia completamente, così come improvvisamente è arrivato altrettanto velocemente se ne va lasciando meravigliosi scorci sulla Marmolada ora completamente imbiancata. Proseguiamo dritti verso il passo Valparola, davanti a noi anche la Tofana è stata dipinta di bianco, ma è dietro di noi che lo spettacolo assume uno dei suoi massimi livelli, il ghiacciaio della Marmolada, appena rimesso a nuovo dalla recente nevicata, abbaglia, fa quasi luce, sembra una gigantesca lampada piantata per terra. Il sentiero scende leggermente ed in questo tratto che si sviluppa sotto le Pale di Gerda è veramente molto bello, pieno di fiori, faccio un bel primo piano ad una stella alpina, poi anche il Civetta chiede una foto ricordo, intanto il sole torna a splendere ed il peggio sembra passato. Raggiungiamo il punto più basso dell’escursione a quota 2050 circa ed iniziamo a risalire, troviamo un breve tratto attrezzato che aiuta a superare uno sbalzo roccioso poi ancora improvvisamente torna il maltempo, ancora graupel ma questa volta più vicina a pioggia e man mano che ci avviciniamo al passo tale diventa. Fortunatamente manca poco, risaliamo i prati che fiancheggiano il lago e ci spariamo dentro al rifugio Valparola che è zeppo di gente, sono tutti lì dentro ovviamente visto il tempo.

Rifugio Valparola (15 km, 1700 mt, 7h)
Fortunatamente si libera un tavolo, ci sediamo per consumare qualcosa, andare in bagno e goderci questi ultimi minuti in Valparola, quando usciamo splende di nuovo il sole, risaliamo in macchina e torniamo a Padova. Bravi tutti alla prossima.

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