11/06/2023 San Gaetano (Valstagna)

Distanza totale: 7 Km (2,4↑ 1,9↓ 2,7↔)
Altitudine massima: 530 m
Altitudine minima: 160 m
Dislivello assoluto: 370 m
Totale salita: 360 m
Totale discesa: 410 m
Tempo totale: 4h 20′ (soste incluse)
Presenti: Tutta ‘sta gente qua

Giornata in memoria di Federico che ha terminato il suo sentiero, per dirla al modo di un noto scrittore, in maniera inattesa, improvvisa, a pochi mesi dalla pensione. L’uscita è volutamente semplice per permettere a chiunque di partecipare, mancano però Martina e Silvia, più che giustificate. L’obiettivo è quello di fare una parte dell’anello didattico di San Gaetano.

San Gaetano. Quota 170 mt.
Un’oretta di macchina per raggiungere Valstagna da Padova, passato il centro lasciamo l’auto a San Gaetano negli ultimi posti a disposizione del piccolo parcheggio sulla destra lungo il Brenta, un po’ nascosto, subito dopo il palazzo del doge Venoer. Ci avviamo a piedi verso Sasso Stefani, poco più avanti, dove in un piccolo bar facciamo una fugace colazione, un po’ di baldoria ed il conteggio dei presenti oltre alle dovute presentazioni per chi è alla prima presenza. Torniamo sui nostri passi a San Gaetano attraversiamo la strada in prossimità del parcheggio, dall’altra parte una scalinata ed un cartello indicano la direzione per l’AVT, l’alta via del tabacco. Una scolaresca delle elementari fa meno casino, c’è fermento, fibrillazione, credo ci sia anche la gioia di essere in così tanti a questo particolare appuntamento. La partenza è subito salita vera, il percorso lascia il paese e si arrampica su un fondo ben lastricato verso il Col Carpenedi. Poco più su una tabella mi trae in inganno, siamo in località Crosara (0.4 km, 230 mt, 5′) prendiamo a sinistra, in realtà da qui dovevamo rientrare, in buona sostanza facciamo il giro in senso inverso, me ne accrogerò più avanti, ad ogni modo il sentiero è piacevole, ombroso e fresco e visto la giornata calda e la quota bassa non ci dispiace. Il percorso segue per lunghi tratti un enorme muro a secco presumo di un vecchio terrazzamento, ogni tanto si apre e permette di vedere il versante opposto della valle e l’enorme cava sopra Valstagna. Raggiungiamo la val Roncobello (1.1 km, 340 mt, 25′) lo deduco da una tabella presente lungo il sentiero. Proseguiamo dritti in leggera salita mentre ampi spazi ci permettono ora di vedere chiaramente la cava di fronte a noi e sopra Valstagna, proseguiamo a tratti protetti dall’ombra dei faggi ed accompagnati dalle zecche che, come avevo letto in alcuni blog, qui abbondano. Poco più avanti raggiungiamo un bivio con tabelle (1.15 km, 390 mt, 35′) dove mi rendo conto che stiamo facendo il giro al contrario, poco male, prendiamo a destra e continuiamo in leggera salita verso località Pasi dove è presente appunto casa Pasi, famosa per i suoi evidenti e bellissimi terrazzamenti. Siamo ufficialmente nell’AVT, la vegetazione in questo tratto si dirada ed il sole si fa sentire, avevo letto della presenza di punti esposti sul sentiero che mi sento di escludere almeno per quanto da noi percorso, anche se sporadicamente il camminamento si restringe molto ed in alcuni tratti vi è anche una sorta di protezione che sinceramente non so quanto regge, non ho provato l’ebbrezza. Raggiungiamo infine un incrocio segnalato da tabelle (2 km, 400 mt, 48′) dal quale si può chiudere l’anello di Crosara in tre modi, seguendo la tabella verde E03, l’idea di partenza (in giallo sulla mappa), il cui percorso passa per col Dea Pontina (dove più tardi apprenderemo che si sta svolgendo una festa) oppure proseguire sull’AVT fino a raggiungere località Pasi (in arancione sulla mappa) ed infine con un giro più ampio fino al Cason dea Nosa (in marrone sulla mappa) in tutti i casi si rientra a San Gaetano. Mi rendo conto che non è passata nemmeno un’ora, forse il giro è troppo breve, mi consulto con la truppaglia, Cippols suggerisce di raggiungere località Le Casarette e così facciamo, non prima però di aver mosso qualche passo in alto per vedere finalmente questa benedetta casa Pasi, effettivamente merita, soprattutto dall’alto dove i terrazzamenti sono ben visibili anche se non è possibile ammirare le possenti muraglie che li sostengono. Torniamo quindi indietro fino a raggiungere il bivio precedente per proseguire poi dritti in direzione Le Casarette. Troviamo ad un certo punto un grande anfiteatro, purtroppo non sono certo della posizione che non ho segnato, ma posso ipotizzare che si trovi sulla Val dell’Olier, in cui la traccia si incunea disegnando un’ampia U rovesciata, nell’anfiteatro la roccia forma una specie di rifugio naturale formando un piccolo tetto sporgente sotto il quale vi è un piccolo capitello con la foto di un santo, qualche candela ed altri piccoli accessori. Ogni tanto si trovano dei cartelli lungo il sentiero anche se non ci sono degli incroci, come questo, a confermare che siamo sulla strada giusta. Superata la Val dell’Olier si affronta uno strappo in salita agevolato da numerosi tornanti che serpeggiano sul versante della valle e consentono di superare un breve dislivello di circa 80 metri che ci porta verso quota 500. La boscaglia non è molto fitta e permette qua e là di ammirare il panorama, visuale sulla Val dell’Olier e su Valstagna. L’arrivo il località Caserette è preceduto da questo rudere, qui visto da lontano dove è possibile notare la presenza dei terrazzamenti utilizzati per il tabacco ormai coperti dalla giovane vegetazione. Raggiungiamo infine località Caserette come si evince dalla tabella.

Località Casarette (3.5 km, 508 mt, 1h 45′)
Qui abbiamo deciso di fare la nostra pausa pranzo, lasciamo quindi l’AVT e ci dirigiamo verso alcuni ruderi abbarbicati sul col Ventidueore, nome particolare che ha stuzzicato la mia curiosità, si chiama così perché qui il soleggiamento continua fino a due ore prima del tramonto che, per i contadini dei secoli scorsi, coincideva con le ore 24. Questo modo di misurare lo scorrere del tempo era basato sulle ore italiche, vale a dire ore tutte della stessa durata conteggiate a partire dal tramonto d’ogni giorno (ore 0) fino al tramonto del giorno successivo (ore 24). Per gli abitanti di Valstagna, che sorge al livello del fiume Brenta e si ritrova presto in ombra a causa dei monti circostanti, questo colle costituisce tuttora una meridiana naturale, quando l’ultimo sole illumina le Casarette, significa che mancano due ore al tramonto. Con una breve disgressione si arriva fin sulla punta del colle per godere del panorama sottostante ormai già noto, ma è un bel colpo d’occhio, poi ci appollaiamo sui gradini di uno degli edifici a consumare il frugale pasto, finito il quale torniamo al punto con le tabelle e riprendiamo il sentiero in direzione Valstagna. Il percorso si svolge ora quasi sempre in discesa, raggiungiamo la Val Verta dove la pendenza si accentua un pochino, ma senza presentare passaggi complicati, ogni tanto enormi muri a secco ci fanno da guida, scendiamo un lungo tratto di sentiero a gradoni fino a raggiungere alcune tabelle (4.15 km, 330 mt, 2h 45′) all’altezza delle quali lasciamo l’AVT per scendere verso Valstagna. Il sentiero che ora percorriamo è reso interessante dalle numerose opere espositive disseminate lungo il percorso, ce ne sono nel sentiero principale, ma altre sono presenti lungo deviazioni o anelli segnalati, come questo che si sviluppa proprio sotto il muro di un terrazzamento e che non abbiamo fatto per questioni di tempo, si tratta del sentiero “Coltiva l’Arte“. Alcune opere hanno proprio una targa con tanto di nome della stessa e dell’autore, la supermatita che significa “quando è l’uomo che disegna il paesaggio” corrisponde alla fine del sentiero il quale sbuca in via Col Mezzorigo (4.5 km, 245 mt, 3h 5′) nella contrada appunto Mezzorigo di Valstagna. Ci ricompattiamo e nel mentre osservo abili canoisti destreggiarsi sul Brenta. Qui ci perdiamo un attimino, nel senso che cerchiamo una via breve che ci riporti verso San Gaetano, ma alla fine dobbiamo desistere passando per il centro del paese e tutto sommato ne vale la pena percorrere le piccole e caratterisitche viuzze della contrada. In questo dolce passeggiare incontriamo una bella signorina a cui chiediamo indicazioni, la persona è un fiume in piena, sciolina indicazioni con tale gioia e partecipazione che ci lascia a bocca aperta, poi scopriamo, incuriositi dalla sua favella, che trattasi di un assessore, all’ambiente? Non sono sicuro, non ricordo, peccato non aver fatto un selfie insieme a lei perché ci ha lasciato un bellissimo ricordo ed una buona impressione. Il pellegrinaggio ci porta a percorrere via Monsignor della Zuanna (5 km, 160 mt, 3h 35′) poi via Fontoli ed infine via ponte Subiolo che era il secondo obiettivo di giornata. Sulla strada è evidente il cartello con alcune indicazioni sulla grotta dell’Elefante Bianco (5.85 km, 170 mt, 3h 50′) ci sono anche alcuni posti auto per parcheggiare. Il laghetto di Subiolo che sovrasta la grotta si raggiunge in pochi minuti (6 km, 165 mt, 3h 55′). Si devono attraversare i cortili delle case sopra la statale, mi fa un certo che, mi sembra di entrare in casa d’altri, ma non vedo vie alternative, superate le case il sentiero si incunea tra gli alberi e sbocca in un ambiente completamente diverso, sembra di entrare in un altro mondo, il laghetto oggi è torbido a causa delle recenti piogge, come era scritto nel cartello, ma immagino le sue acque cristalline. Siamo tutti euforici, chi corre tra i massi vestiti di muschio, chi saltella da una pietra all’altra e chi osserva divertito, la tentazione è forte, tuffarsi per un bagnetto, ma mancano il coraggio ed il costume. Bel finale, una conclusione rinfrescante, a malincuore lasciamo il Subiolo e percorriamo l’ultimo tratto di strada che ci porta al parcheggio di San Gaetano.

San Gaetano (7 km, 170 mt, 4h 20′)
Saliti in macchina ci dirigiamo verso Padova, ma una sosta in Valstagna è d’obbligo, dobbiamo commemorare ufficialmente con una birretta, com’era tradizione quando Federico era dei nostri. Ciao Fede, ti dedichiamo tutti questo cin cin.

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