23-24/01/2016 Frassené – Rif. Scarpa – Col di Luna – Frassené

Giorno 1 : Frassené – Rif. Scarpa

Gennaio. Si rinnova la due giorni invernale dopo la bella avventura dello scorso anno corroborata da un bel manto nevoso. Questa volta siamo un po’ più sfortunati, quest’anno proprio non ve vuole sapere di nevicare. Il bel gruppone però ormai si è organizzato, il rifugio Scarpa ci aspetta.

Arditi/e presenti: Bruno, Cippe, FedeLuca R., Paolo G., Paolo V., Pedro, Silvano, Stefy.

Partiamo da Vigodarzere nel primo pomeriggio verso le 13 e 30 e puntiamo dritti a Frassené in zona Agordo senza fare tappa, solo un caffettino al primo bar aperto che troviamo in paese. A differenza dello scorso anno il plotone di escursionisti è compatto e dopo una breve vestizione partiamo tutti insieme, più o meno, verso la nostra destinazione. Sono le 16 e 15.

Frassené Agordino. Quota 1084.
Dal parcheggio sito nel centro del paese attraversiamo la strada, subito chiare le indicazioni verso il rifugio Scarpa che ci guidano tra le vie del paesetto. Prima di uscire dal “centro” mi soffermo a scattare una foto ad una particolare casetta, abitata da un probabile artista, con appesi alla parete quadri, quadretti ed altre cose,  mi colpisce però l’albero sulla sinistra, ecco solo questo, volevo scriverlo. Prendiamo via Domadore raggiungiamo un bivio con le indicazioni per il rifugio e iniziamo a salire inoltrandoci in un bel bosco che non ha nulla d’invernale, anzi sembra più che altro di essere in autunno. Procediamo sulla strada sterrata che serpeggia dolcemente verso l’alto evitando il sentiero, più diretto, ma anche più ripido. La mancanza della neve mi incupisce un po’, ma appena il bosco si dirada e la luce inizia a calare comincia lo spettacolo. Le montagne intorno a noi, in particolare ciò che si riveleranno essere le cime (mi raccomando cime altrimenti Ferdi si infastidisce) si San Sebastiano sembrano avere incorporato un dispositivo per effetti di luce speciali. Prima gli ultimi raggi di sole le riscaldano colorandole di giallo/arancione, poi appena la nostra stella si nasconde un arcobaleno di viola/rosa/azzurro colora il cielo limitrofo alle vette. Scatto diverse foto, ma, solo l’occhio umano può godere appieno di tale vista (oppure no so bon de fotografare). Il gruppo tergiversa lungo la strada ad ammirare i colori che cambiano in continuazione e repentinamente, non ci rendiamo conto che sta facendo buio e dopo uno dei tanti tornanti un’altra felice sorpresa, la Luna fa capolino. Qui si scatena un’interminabile sequela di foto, qualsiasi dispositivo è lecito purché sia in grado di immortalare tale spettacolo. Ci mettiamo quasi mezz’ora a fare duecento metri ed un paio di tornanti, dando così il tempo ad Agordo di accendersi e farsi notare aggiungendo altro colore al buio che sta prendendo il sopravvento.

Ecco appunto il buio. Ormai è giunta l’ora di accendere le torce e poco più avanti inizia a farsi fastidiosa la presenza di ghiaccio sulla strada che impedisce di procedere in sicurezza, si decide di mettere le ciaspole o qualsiasi attrezzo permetta di fare presa sulla superficie scivolosa e si procede con cautela. Provo a scattare qualche foto al buio senza cavalletto con gli iso a 3200 e ne viene fuori una bella … schifezza, ma sufficiente a rendere l’idea. La salita si addolcisce, la luna alle nostre spalle illumina il paesaggio e la nostra traccia, la pila non serve, è più appagante procedere senza torcia anche se manca quel caratteristico riverbero dovuto ai cristalli di neve fresca. Poco prima di salire sul panettone dove si erge il rifugio mi soffermo nei pressi di una collinetta dove il nostro satellite illumina un piccolo pendio in modo particolare, mi piace e decido di sperimentare qualche foto con il cavalletto. Che ne dite ? A me piace un sacco. E’ ora di andare credo di essere l’ultimo o quasi, mi dirigo verso il rifugio Scarpa.

Rifugio Scarpa. Quota 1748. 2h 30m.
L’ambiente è molto accogliente, curato, all’ingresso uno stanzino dove poter lasciare scarponi, ciaspole ed attrezzatura varia (per dimenticanza ho lasciato anche la torcia i guanti e la fascetta) ed indossare le ciabatte messe a disposizione dal rifugio. All’interno colori caldi alle pareti ed una bella stufa a legna mi fanno sentire subito a mio agio. Al secondo piano, dove ci sono le camerate, saltano subito all’occhio le foto di astronomia e in un angolino, coperto da un telo protettivo di fianco alla porta finestra che porta in terrazza, il telescopio elettronico pronto all’uso, purtroppo resterà un sogno.

Dopo aver scelto la branda ed un veloce cambio di vestiario torniamo giù. Al piano terra il gestore ci offre un te caldo che consumiamo in una stanzetta particolare, un piccolo quadrato contornato da panche, al centro un bel braciere con il fuoco acceso, un bell’angolo relax dove ci si può sedere e fare quattro chiacchiere in tranquillità. Due bei saloni con diversi tavoli sono invece i locali predisposti per la cena. Sono ormai le otto passate, ci sediamo a tavola e si comincia a mangiare.

Il menu prevede un primo a scelta tra zuppa alla contadina e tagliatelle panna e ragù di salsiccia, come secondo un piatto tipico dell’agordino (pastin) con polenta, formaggio fuso, spinaci e pasta speziata di salame fresco (tuta sta roba c’era in quel piatto !?), ben due dolci, uno strudel buonissimo ed una mousse di cioccolato (nella norma), acqua, cabernet e per finire tre bocce di prosecco… per finire il cibo si … va bene, ma qui comincia il bello, inizia infatti una sequela di giri di grappe, vuoi per fare l’assaggio (buona quella al cumino) vuoi per scaldarti un pò, vuoi per sciogliere un po’ la lingua, ogni scusa è buona. Finiamo la serata intorno al braciere di cui sopra intenti ad ascoltare le pagelle suiniche lette da Stefania. Chi prima, chi dopo tutti a nanna a dormire … più o meno.

Giorno 2 : Rif. Scarpa – Col di Luna – Frassené


La parte più difficile è alzarsi al mattino, ma fortunatamente fuori ti aspetta uno spettacolo non da poco. Pazienza per i pianeti allineati, ma il sole che spunta dalle cime e colora il cielo ti fa sentire meglio, ti rasserena, ti conforta, ti scalda, ti addolcisce e ti fa abbozzare un sorriso.

Come dicevo poco prima dell’alba si potevano vedere cinque pianeti allineati, cosa rara, ma non da tutti. Qualcuno si è alzato presto sicuramente, sentivo il chiacchiericcio e l’ inconfondibile risata di Silvano provenire da fuori, ma il calduccio mi ha trattenuto. Comunque quando il sole ha varcato le cime, io c’ero. Anche dall’altra parte non era da meno, appena fuori dall’ingresso del rifugio l’arancione sul massiccio dell’Agner era così acceso da colorare la neve, anche Nutella guardava incuriosito il manto bianco stranamente colorato. Ad ogni modo dopo un giretto intorno al rifugio ad ammirare i colori del mattino tutti nuovamente a tavola per la colazione. Interessante la sequenza di foto di Paolo, non posso esporla qui, dateci un occhio, si vede subito chi ha riposato bene e chi no.

Rifugio Scarpa. Quota 1748.
Il gruppone è pronto per ripartire con l’intenzione di percorrere il sentiero 769 non si sa fino a dove. Foto di gruppo. La presenza di neve ed il percorso in piano rendono piacevole la ripartenza, ma dopo pochi minuti il sentiero si fa accidentato , soprattutto per chi ha le ciaspole. Qualcuno va in perlustrazione e tornerà molto più tardi, il resto della truppa decide di tornare al rifugio, riprendere gli zaini e puntare al Col di Luna. Con molta calma torniamo sui nostri passi ed in una delle tante pause guardando all’insù scorgiamo il bivacco Biasin a 2650 metri, e poco più sopra la croce di vetta dell’Agner a 2872 metri. Detto ciò rieccoci allo Scarpa. Riprendiamo gli zaini e ripartiamo subito verso il Col di Luna sul sentiero 773, questa volta siamo in pochi, gli altri aspettano di ricompattarsi.

Dopo un breve tratto in piano la traccia scende fino ai 2600 metri, camminiamo in un bel bosco di abeti, sulla destra si trova una prima indicazione per una enorme falesia ben visibile dal sentiero più avanti, poi un’altra indicazione per Frassené a sinistra anche se sinceramente non si vede il sentiero da percorrere, si vedono bene invece le cime di san Sebastiano, proseguiamo dritti fino al bivio ben indicato con il 772 per malga Luna, che prenderemo al ritorno, passato il quale poco dopo si riprende a salire. Siamo sul versante nord, all’ombra, e fa freddino, ancora un piccolo sforzo e raggiungiamo il passo col di Luna a 1718 metri. Decidiamo di spostarci poco più in la in un tratto erboso esposto al sole e libero dalla neve.

Passo col di Luna- Quota 1718. Tempo 1h circa dal rifugio Scarpa.
Pausa pranzo, ci svacchiamo sull’erba secca a riposare le gambe, rifocillarsi un po’, godere del panorama e sparare qualche cavolata. Dopo quasi un’ora ripartiamo a ritroso sul 773 fino al bivio con il 772 che prendiamo in direzione malga Luna, la malga si trova a poche centinaia di metri dal bivio. Il sentiero prosegue dritto in costante discesa e dopo circa 15 minuti diventa strada bianca ovviamente coperta di ghiaccio che rende l’andatura incerta e lenta. Solo verso la fine finalmente il ghiaccio si dirada e la strada diventa percorribile con gli scarponi, ma siamo ormai in zona Domadore, prima di scendere definitivamente a Frassené mi soffermo su un ponticello che attraversa il torrente mi attira il colore del ghiaccio che si è formato, celestiale, poi ancora poche centinaia di metri e siamo nuovamente a Frassené.

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