26-27/09/15 Rinbianco-Arghena-Locatelli-Paterno-Rinbianco (2gg)

Giorno1: Rinbianco-Arghena-rifugio Locatelli
Mappa

Come promesso il Paterno è stato raggiunto, proposto da Bruno in luglio e posticipato a settembre in una due giorni per poter godere appieno dello spettacolo naturale offerto da codesti luoghi. Solo il tempo poteva fermarci, ma
fortunatamente tutto è andato per il verso giusto.
Presenti: Baby, Bruno, Cippe, Fede, Marco, Paolo G., Pedro, Silvano.

Partenza alle ore 6:45 da Cadoneghe, solita sosta per la colazione all’uscita dell’autostrada ed arrivo a Misurina  alle 9 e 42 minuti. La giornata si presenta fantastica, non sto sulla pelle e scatto la mia  prima foto appena arrivati al lago di Misurina dove il paesaggio è ancora molto inquinato dalla cose umane.
Al casello prendiamo la stradina sterrata che porta a malga Rinbianco, parcheggiamo ed iniziamo la vestizione, più  lunga del solito, bisogna controllare bene tutto e non dimenticare nulla, staremo via due giorni, vero Bruno ?

Quota 1875 – Tempo totale 00:00
Alle 10 e 20, in ritardo di 20 minuti sulla tabella di marcia,  siamo in cammino verso il sentiero 108, ma sarebbe troppo facile, mi piacerebbe fare una visitina ai resti del grande accampamento militare italiano in “val de l’Arghena”, lo propongo ed ovviamente nessuno dice di no perché non sa cosa gli spetterà dopo. Prendiamo una traccia non segnata in discesa proprio dal bivio che porta alla malga e districandoci tra melma e  “boasse” ci inoltriamo in un bel bosco di larici ed abeti, ma prima uno scatto per immortalare i Cadini di Misurina alle nostre spalle, ci sarebbero anche il Cristallo ed il monte Piana, ma non so perché non li ho fotografati, spero ci abbia pensato qualcun altro (ancora non mi sono giunte le foto).

Quota 1760 – Tempo totale 00:30
In 30 minuti siamo alle rovine, o meglio dove dovrebbero esserci le rovine, il pdf che vi avevo girato parlava di resti del comando italiano, di una cucina, di un cimitero …. ma qui non c’è nulla. Appena passato il torrente, su un grosso abete dal tronco doppio, un cartello segnaletico di legno lascia presumere che sia questo il posto che stiamo cercando. Proviamo a proseguire un pò sul sentiero ben visibile, nulla. Salgo un pochino nel bosco e dall’alto nella stretta gola scavata dal torrente scorgo qualche manufatto. Risaliamo il torrente ed eccoli la i grandiosi resti della guerra, quattro pietre in croce senza alcun cartello, nulla. Mah! Che delusione (approfondimento 1). Il pensiero comune è che non siamo nel posto giusto. Ed ora viene il peggio, si perché dobbiamo riaggangiarci al 108 e  lo dovremo fare risalendo il bosco, quindi fuori traccia…. e che salita, bella verticale.  Non bastasse ci si mette pure un sentiero in mezzo che ci disorienta un attimino, ma la quota non mi convince e dopo attente e meticolose verifiche su carta e gps (fantastico strumento di Bruno) decidiamo che non è lui il sentiero che cerchiamo, bisogna salire ancora. Altri 100 metri di dislivello ed ecco finalmente il 108 che ci porterà alla forcella d’Arghena dove faremo una sosta per il pranzo, ma soprattutto dove cercheremo il famoso cippo (approfondimento 2).

Quota 2018 – tempo totale 01:50
Raggiunto il 108 proseguiamo a sinistra, immancabile la foto alla croda dell’Arghena ed alla sua caratteristica spaccatura, proseguiamo e dopo pochi minuti siamo alla forcella.

Quota 2087 – Tempo totale 02:10
Posiamo le chiappe non dopo aver fatto un po’ gli stupidini sulla bellissima trincea coperta che si trova in forcella. Pranziamo, ma intanto mi guardo furtivamente intorno in cerca del cippo. Anche stavolta non lo vedo, ma esiste? E’ una bufala ? Ho chiesto anche ad un abituale frequentatrice del luogo, ma la risposta è stata piuttosto evasiva, dubbiosa, un “mmmmmm”, che sapeva di – non saprei -.

Vi prego, se qualcuno leggerà mai questo post e per caso sapesse dove si trova, mi mandi una foto, le coordinate  … voglio vedere il cippo. Grazie.

Quota 2087 – Tempo di sosta per il pranzo 50m
Ripartiamo con la panza piena in discesa sul 108 fino al bivio (segnato da un palo senza alcun cartello) e prendiamo quindi la salita verso forcella “col de mezo” dove ci innesteremo sul 105. La salita è a tratti ripida, ma piacevole, senza difficoltà particolari ed il panorama, ma mano che ci si alza, è sempre più interessante. La Torre dei Scarperi è la più evidente, ma anche il monte Rudo non è da meno come bellezza.  Nei pressi della forcella è inequivocabile la trincea italiana che arriva dall’Arghena, parzialmente coperta dalla neve, in teoria si potrebbe arrivare  fino alla forcella “col de mezo” dalla forcella dell’Arghena percorrendo le trincee, ma ci ho già provato una volta e ci siamo … persi, stavolta ho preferito seguire il sentiero ufficiale. Le tre cime intanto iniziano a mostrare il fianco e da qua sono irriconoscibili.

Quota 2315 – Tempo  totale  03:00 (sosta pranzo esclusa)
Raggiungiamo la forcella “col de mezo” quando sono da poco passate le 14, siamo sul sentiero 105 e ci spostiamo subito verso la malga in direzione del Locatelli. Il panorama comincia ad assumere notevole interesse: i Cadini, il monte Rudo, il Paterno, la Torre dei Scarperi, il Locatelli (lontanissimo e piccolissimo), ed ovviamente le pareti nord delle Tre Cime che iniziano ad assumere il profilo più interessante e conosciuto, ricordo ancora quando ci siamo passati sotto un paio di anni fa, la loro costituzione è unica, la parete sembra un mosaico costruito a mano, e invece è tutto naturale, meraviglioso.

Proseguiamo e poco più avanti passiamo vicino alla malga Langalm (quota 2283), le Tre Cime dalla malga, quindi continuiamo a scendere nel pianoro dove ci sono i tre laghetti, credo sia la Grava Longia. Man mano che si prosegue verso il pian da Rin le Tre Cime assumono sempre più il loro più caratteristico e conosciuto profilo, arrivati nella radura dove nasce il RinBianco, sviluppo questa panoramica:


che va dal monte Rudo a sinistra fino al Paterno sull’estrema destra, in mezzo ogni ben di Dio, compreso il Locatelli. Scendiamo ancora arrivando così al Pian da Rin.

Quota 2180 – Tempo totale 04:00 (sosta pranzo esclusa)
Mettiamo i piedi sul piano e sulla sinistra a pochi metri da noi, per nulla impaurite, abituate evidentemente a questo via vai, intente a fare scorta per il lungo inverno ormai alle porte, due cicciotte marmotte brucano indisturbate l’erba. Le Tre Cime viste da qua. Dopo aver percorso qualche centinaio di metri in piano il sentiero riprende a salire, il Locatelli sparisce dalla nostra vista, ma sappiamo che ormai ci siamo, è li sopra. Intanto sulla destra scorgo un rotolo di filo spinato, sicuramente lì dal 15/18, e più avanti ormai nei pressi del rifugio un masso particolare il cui fianco è stato riempito di piccoli sassi dai passanti.

Quota 2405 – Tempo totale 04:50 (sosta pranzo esclusa)
Eccoci al rifugio. Finalmente si può togliere lo zaino, solo ora mi rendo conto del peso, le spalle mi fanno male, troppo peso. Approfitto delle panche situate di fronte al rifugio, uno sguardo intorno, resto in attesa di chi è dietro di me, in silenzio, assorto nei miei pensieri, ma … contento, ormai leggero, mi metterei a correre dalla gioia, invece inizio a mangiare e subito i corvi si avvicinano in attesa di un mio contributo che poco dopo arriva.

Sono le 16 e 30 circa, c’è la torre Toblin che ci aspetta, e poi devo portare Baby sulla ferrata che vi sale in cima per vedere come si comporta, ma tra l’attesa della truppa, la sistemazione in rifugio e l’iter per la cena, decido di rinunciare, i tempi sono troppo stretti, si rischia di non mangiare e non è il caso. Con la bionda faccio una capatina alla chiesetta situata a 50 metri dal rifugio dopo di che possiamo dedicarci con un certo relax alla sistemazione nelle camere, alla pulizia personale, e ad una bevuta al bar. Ogni tanto lo sguardo si dirige verso le finestre per controllare le Tre Cime ed eventuali effetti di luce durante il tramonto. Infine tutti a tavola, scusatemi Marco e Silvano se vi ho tagliato.

Il Locatelli
Costo mezza pensione € 61 (€ 51 nelle camerate), sconto CAI €10 per chi ha la tessera. Ambiente accogliente, cena ottima (peccato per gli hamburger finiti), ma la minestrina era eccezionale, colazione abbondante sia dolce (pane, burro, marmellata) che salata (prosciutto e formaggio a fette) ed a scelta tè, caffè, latte, ecc. Le camere sono essenziali, da tre o da quattro, ma accoglienti (un po’ fredde), un armadio, i letti, comodini, ottimi i materassi, caldo il piumone, perfetto il cuscino, nella nostra camera una finestra con vista sulle Tre Cime (da vip). Le docce non esistono o sono per pochi eletti, i bagni hanno un locale per uomini ed uno per le donne separati, con dei vasconi dove potersi lavare (acqua gelida ma rigenerante), i cessi  … sono dei veri cessi, solo uno per gli uomini (l’altro era rotto), vi assicuro che la mattina quando sono entrato le ciabatte tendevano a restare appicciate al pavimento. A proposito le ciabatte (tipo Crocs) sono in dotazione al rifugio non serve portarsele da casa. La cena va ordinata tra le 18 e le 19, dopo si rischia di restare senza cibarie o con poco scelta, noi abbiamo ordinato verso le 18 e 30 e gli hamburger erano finiti, poco dopo anche gli stinchi. Alle 22 la sala da pranzo chiude i battenti. La colazione inizia alle 7 ed è praticabile fino alle 08 e 30. La birra ha un costo normale, come in pianura, ma il vino … ne abbiamo preso due litri a cena ad un costo di 13 €/l,  vedi scontrino … era buonissimo.

Due numeri:
Distanza totale: 10,9 m
Altitudine massima: 2409 m
Altitudine minima: 1768
Totale salita: 912 m
Totale discesa: -328 m
Tempo totale: 05h 36m

Giorno2: Rifugio Locatelli_Paterno-Rinbianco

Mappa
Se il buongiorno si vede dal mattino …

Dopo una notte insonne alle sette mi alzo e guardo subito fuori dalla finestra, le Tre Cime sono parzialmente coperte dalle nubi ed il cielo è piuttosto nuvoloso. Merd !
Presenti: Baby, Bruno, Cippe, Fede, Marco, Paolo G., Pedro, Silvano.
Gli stessi di ieri, nessuno è fuggito durante la notte.

Colazione abbondante, ne approfitto per fare scorta di formaggio e prosciutto portato in tavola in quantità, mentre qualcun altro prende un po’ di pane, ci servirà per la pausa pranzo. Paghiamo il conto, ultime pulizie personali e fuori, tutti con l’imbrago già addosso pronti per la nuova avventura.

Quota 2405 – Tempo totale 00:00
Prima di partire alcune foto ricordo, una di gruppo, Silvano e Marco, Cippe e Baby, qualche scatto alle montagne intorno a noi, sempre interessanti (Paolo ne ha fatti diversi di carini dateci un’occhiata). Sono quasi le 8 e 30 è ora di andare, passiamo di fianco alla casetta del CAI e prendiamo la traccia in salita verso il Paterno che inizia ad un centinaio di metri dal rifugio, prima di salire però, uno scatto ai laghi dei piani dietro al Locatelli. In questa foto dall’alto è chiaro l’inizio della traccia per salire al Paterno, proprio vicino alla casetta del CAI. Il sentiero è semplice, a tratti in campo libero , a tratti racchiuso tra le rocce negli evidenti resti delle trincee. Ogni tanto lo sguardo va verso le Tre Cime che saltuariamente si spogliano di quel maledetto vestito di nubi che sembra non volerle abbandonare. Dopo pochi minuti ecco evidente davanti a noi la famosa salsiccia, e poco dopo l’ingresso della prima galleria.

Quota 2500. Tempo totale 00:20
Le indicazioni sopra riportate sono da prendere con le pinze, il computer di bordo in corrispondenza delle gallerie è andato in crisi, la traccia si sposta bruscamente ed è difficile verificare quota e tempi con precisione, ma in ogni caso all’inizio delle gallerie ci si arriva in pochi minuti. La prima è abbastanza luminosa, dei gradoni di legno aiutano a salire con costanza, ogni tanto dei cunicoli laterali portano all’esterno in quelli che in tempo di guerra erano probabilmente posti di osservazione o di tiro ed oggi punti per meravigliosi panorami. In questo scatto il Locatelli, subito dietro la torre Toblin, davanti la salsiccia, si intravede anche il sentiero percorso per arrivare alle gallerie.

Quota 2550. Tempo totale 00:30
Ecco l’ingresso della seconda ed ultima galleria, completamente buia, torcia indispensabile, e dietro di noi l’uscita della precedente. In questa foto invece è visibile la traccia sulla neve (sentiero 101) che porta al rifugio di Cengia (l’eventuale alternativa per chi non vuole fare la ferrata). A proposito di ferrata, ci siamo. Appena usciti dalla seconda galleria l’attacco è li davanti a noi, basta salire.

Quota 2600. Tempo totale 00:50
Ultima spiaggia per decidere quale percorso intraprendere, decisione unanime, tutti su. Attacchiamo i moschettoni al ferro ed iniziamo a salire. Intorno a noi intanto la nebbia si infittisce, il tempo sembra peggiorare. Apro la fila, dietro di me Baby e Bruno e poi tutti gli altri con il naso all’insù belli sorridenti. Dopo un primo tratto verticale la salita si addolcisce, ma in compenso aumenta le neve di accumulo che rende il passo più insicuro. Questo tratto di ferrata si sviluppa in parte su piccole creste, in parte su trincee naturali di roccia. Mi restano impresse due cose in questa salita: le evidenti tracce della guerra (filo spinato e pali di legno); ed alcune lastre di roccia di un colore rosa così acceso che sembrano essere state dipinte da mano umana. Guardo davanti a me e vedo una strana luce, potrebbe essere la forcella del Camoscio, e cosi è.

Quota 2650. Tempo totale 01:45.
Relax. Lo spazio è ristretto, ma posiamo gli zaini, salita e discesa al Paterno passano di qua quindi possiamo mollare la zavorra. Ancora una volta è necessario decidere chi vuole salire al Paterno e chi vuole aspettare qui. Stavolta si fermano in quattro, forse spaventati dal primo tratto di ferrata o dalla neve trovata nel sentiero appena percorso, con il senno di poi mi spiace per loro perché da qua in avanti sarà una passeggiata, e pensare che avevo le radioline con me potevo attivarle ed avvisarli di salire (sempre con il senno di poi). Salutiamo i nostri amici, uno sguardo a Barbara aggrovigliata a questo palo sito in forcella, gli scatto una foto che mi fa tanta tenerezza, fino a qui è stata anche troppo brava e non insisto per farla continuare. Come dicevo, si scende di qualche metro dalla forcella (verso le Tre Cime) e sulla destra ecco il primo balzo da superare grazie ad una via ferrata sdoppiata, a destra per chi sale ed a sinistra per chi scende. Il salto fa un po’ impressione, ma è tutto qui. Il resto si percorre in cengia o su traccia segnata da ometti. Prima di arrivare alla cima c’è un altro punto critico da superare, vedi questa foto, in realtà nulla di complicato, non è esposto e proprio per questo non c’è corda, basta solo trovare il passaggio giusto perché ce ne sono diversi, all’andata ho scelto il più complicato, al ritorno ho seguito il percorso fatto dai miei compagni, molto scalinato e quindi facile. Superato questo ostacolo è veramente facile, si vede la croce di vetta, occorre solo fare attenzione a trovare gli ometti perché l’ambiente è molto lunare e sembra tutto uguale per cui è un attimo perdere la traccia. Intorno invece lo spettacolo comincia a prendere forma grazie anche alle nuvole che ci lasciano godere un pochino del panorama visibile da quassù, anzi in alcuni momenti lo abbelliscono e lo rendono straordinario.

Quota 2744. Tempo totale 02:30
Arrivati in cima troviamo un simpatico personaggio che si sottopone alle nostre pressanti richieste, due foto così, due colà, una con questa macchinetta, una con l’altra, sembra quasi divertito, grazie comunque della pazienza e della cortesia.

Riprendiamo la discesa … purtroppo, ma qualcuno ci aspetta alla forcella. Scendiamo rapidamente, a tratti anche fuori traccia, ci pensa Pedro a riportarci tra gli ometti. Prima di arrivare al tratto attrezzato qualche foto alle creste di fronte a noi dove si sviluppa il sentiero delle forcelle o via della pace, che in teoria dobbiamo fare, si vedono alcune gallerie, qualche cengia e negli ingrandimenti si notano alcuni tratti attrezzati ed un ponticello, deve essere spettacolare. Ma ecco il tratto attrezzato, questa volta disceso dalla parte sinistra. In questa foto si vedono nitidamente i due cavi partire dallo stesso punto in basso e salire uno a destra ed uno a sinistra. Infine eccoci di nuovo alla forcella del Camoscio, le nubi ci lasciano sbirciare in lontanza, ora possiamo vedere il Locatelli.

Quota 2650. Tempo totale 03:30
Siamo ben oltre la tabella di marcia ipotizzata. Improponibile fare il sentiero delle forcelle, chiediamo a qualche passante, ma il pensiero comune è di rientrare direttamente verso forcella Lavaredo, è un percorso che non avevo previsto, quindi non sono documentato, avevo letto di un tratto in discesa piuttosto instabile e quindi pericoloso per cui lo avevo escluso. La partenza effettivamente è un po’ “scivolosa” il terreno è friabile pieno di detriti di varie dimensioni e bisogna procedere con attenzione anche perché c’è diversa gente che sta salendo. Scendiamo con cautela fino a raggiungere una traccia ben più definita. Ad un certo punto della discesa si vede molto bene in basso sulla sinistra il sentiero 104 proveniente dai piani di Cengia che porta a forcella Lavaredo. Ci fermiamo, ipotizziamo di scendere sul ghiaione lungo una flebile traccia fino a raggiungere il 104, non tutti sono d’accordo, per fortuna, cosa ci saremmo persi andando giù per di la. Insomma proseguiamo verso forcella Passaporto, il sentiero dopo poche decine di metri si fa subito interessante, si trasforma in cengia, a tratti naturale, a tratti scavata nella roccia, a tratti più esposta, un ponticello, ed ecco la in fondo forcella Passaporto.

Quota 2530. Tempo totale 04:45
Da qui si vede forcella Lavaredo e ciò consente un certo relax, ma ci aspetta ancora un bel po’ di strada e forse uno dei tratti più belli. Il percorso si srotola alternando cengiette, tratti attrezzati, brevi gallerie, i colori della roccia sono incredibili, non ci sono pendenze particolari, nessun passaggio difficile, insomma … fantastico. Non lasciatevi impressionare dalle foto che spesso fanno sembrare il sentiero una questione di vita o di morte, quando invece è sempre abbastanza ampio e pulito, senza detriti ed in piano (in bolla insomma) così da non rendere incerto il passo. Dopo innumerevoli foto e passaggi meravigliosi si arriva alla fine di questo fantastico sentiero identificato dall’uscita di quest’ultima galleria. Forcella Lavaredo e l’omonimo rifugio sono sotto di noi, sullo sfondo i Cadini di Misurina, le Tre Cime davanti a noi con le solite fastidiose nuvolette (peggio delle mosche, sempre intorno).

Quota 2500. Tempo totale 05:15
E’ proprio giunto il momento di una pausa. Approfittiamo di una trincea per trovare riparo dal vento, posiamo gli zaini e diamo il via al pranzo. Ci fermiamo 35 minuti circa, il tempo passa inesorabile, sarebbe bello restare ancora qui, a chiacchierare, a fare qualche foto, guardare chi passa, aspettare che le nuvole delle Tre Cime (perché secondo me sono proprio di loro proprietà) si tolgano dai maroni, ma …. non è possibile. Ripartiamo in quarta guadagnando velocemente forcella Lavaredo, dove qualcuno che ha più tempo do noi sta ultimando un pupazzo di neve, passiamo di fianco al rifugio omonimo, raggiungiamo l’Auronzo e ci lanciamo giù per il 101 restando sulla sinistra sotto il col “de le bisse” facendo così un giro molto più ampio rispetto alla discesa sul sentiero che costeggia la strada. Arriviamo al parcheggio di malga Rinbianco dopo 6 ore e 50 minuti.

Ci sta una fugace sciacquata sul Rin Bianco nonostante l’acqua gelida che non permette di restare a mollo con i piedi se non per pochi secondi. Spuntino veloce, baci, abbracci, arrivederci alla prossima e grazie a tutti della compagnia.

Qualche numero
Distanza totale: 14,7 Km
Altitudine massima: 2771 m
Altitudine minima: 1848 m
Totale salita: 674 m
Totale discesa: -1280 m
Tempo totale: 06:52:34

Da parte mia un grazie a tutti voi perché vi siete fidati di me (miiiii … che rischio) ma soprattutto perché stare con voi questi due giorni è stato meraviglioso, arrivederci a tutti.

Leave a Response