11/08/2012 Tofana di Rozes – giro

 

Anche ad agosto gli arditi (una piccola parte di essi in realtà) non si fermano e così sabato 11 si parte nuovamente per il Falzarego, questa volta per affrontare il giro della Tofana di Rozes attraverso la val Travenanzes e la scala del Minighel. Un percorso suggestivo e pieno di ricordi con le indelebili ed interessanti traccie lasciate nel corso del primo conflitto mondiale.
Partecipanti: Picco, Cippe, Tabs.


Ore 5:39 appuntamento da Picco (orario misterioso), andata in autostrada con arrivo al Di Bona alle ore 08:45 circa dopo un doppio stop per caffè e spesa. La giornata è splendida, tanta gente, il parcheggio del rifugio sembra quello di un ipermercato.

Davanti a noi però c’è la spettacolare parete della Tofana di Rozes ed alla sua destra il valon de Tofana attraverso il quale si può raggiungere il Giussani, ma noi faremo il giro inverso e da li scenderemo nel pomeriggio.

Sono quasi le 9, si parte dal Di Bona (2037 mt) prendendo la carrareccia (sentiero 403) che taglia in salita attraverso un bosco di mughi le ghiaie alla base della Tofana e raggiunge il sentiero 404 che corre proprio sotto la parete. Dopo pochi minuti si trova subito un bivio (2103 mt), a destra prosegue il 403 a sinistra il 442 indicato come 404 sulla carta, noi prendiamo quest’ultimo. Raggiunto il 404 (2300 mt – 30’) e procediamo a sinistra in direzione del Castelletto o forcella Col del Bos. Prima di proseguire uno sguardo alle nostre spalle, il panorama, e davanti a noi la parete, si potrebbe fare un bel gioco del tipo: trova gli omini. Ne ho contati almeno 7 in salita sulla roccia. Dopo pochi metri si trovano le indicazioni per la grotta della Tofana. Andiamo a curiosare, ma dopo un pò la traccia diventa incerta. Ci fermiamo, scrutiamo in alto ed alla fine decido di proseguire da solo. Salgo su dritto in un piccolo canalone, è la direzione giusta, trovo una fune a penzoloni e poco più sopra l’inizio della ferrata che prosegue fino all’imbocco della grotta. Bastano 15 minuti per percorrerla, ma  pur avendo la torcia decido di non entrare, mi secca far aspettare i compagni d’avventura che sono rimasti sotto, mi limito ad osservare i meravigliosi colori delle rocce intorno all’enorme buco naturale che purtroppo non posso immortalare avendo lasciato la macchinetta nello zaino all’inizio del percorso ferrato. Torno indietro e proseguiamo insieme sul 404. Finalmente dopo una curva si comincia a vedere col del Bos e la relativa forcella, e subito dietro i Lagazuoi e le cime di Fanis. Il sentiero è splendido, facile, senza particolari pendenze ed i panorami sono spettacolari. Sulla destra inizia a farsi vedere il famoso Castelletto e verso le 10:30 siamo di fronte alla splendida fortezza naturale così intelligentemente sfruttata dagli austriaci e così difficilmente conquistata dagli italiani. Sulla destra si vede la parte distrutta dalla mina, pezzi di montagna sono sparsi tutt’intorno, e più in là il famoso camino dei cappelli e le travi che portano all’imbocco della galleria del Castelletto. Da qua la fortezza sembra un tutt’uno con la Tofana, ma dalla val Travenanzes, dove saremo tra poco,  se ne scorgerà la netta distinzione. Intanto alla nostra sinistra i Lagazuoi con l’omonimo rifugio percorso 15 gg fa e le cime dei Fanis, alla nostra destra le Tofane, davanti a noi la val Travenanzes, uno spettacolo infinito. Quando tocchiamo la forcella sono le 11, in realtà sono diversi i cartelli con l’indicazione forcella col del Bos ed ognuno riporta una quota diversa, insomma attenzione a non fare confusione qui perché le possibilità per procedere sono molteplici. La quota ufficiale indicata sulle carte è 2331 metri, sono passate due ore esatte dalla partenza.

La discesa continua sul sentiero 404 in val Travenanzes dove l’omonimo rio ci fa compagnia con il suo fragore, qua e là massi enormi, spesso fortificati si confondono con le trincee, ma dov’è il sasso misterioso. Eccolo, non l’ho mai visto se non in foto, ma appena lo scorgo non ho dubbi, è lui il baluardo difensivo utilizzato dagli austriaci e che faceva da confine tra i due fronti: quello austriaco in val Travenanzes e quello italiano verso Cortina, si trova a 10 minuti dalla forcella. Il sasso fu scavato dai soldati ed al suo interno, attraverso le molte aperture, gli stessi tenevano sotto controllo le sortite del nemico che non capiva cosa succedeva nei pressi del gigantesco masso, da qui il nome di sasso misterioso. Intanto Tabs scorge la processione lungo la Lipella nel suo primo tratto sulla parete della Tofana di Rozes alla nostra destra.

Proseguiamo ormai in piena val Travenanzes, ogni 10 passi i colori cambiano sfumature, continuo a scattare foto (circa 300 alla fine) quanto letto è proprio vero, selvaggia, immacolata e bella. Proprio all’inizio della  valle una marmotta si fa vedere ed avvicinare, gli arriviamo a pochi metri, forse abituata alla presenza umana, poi però scompare tra le rocce. Il 404 scende parecchio in val Travenanzes, è bello andare in discesa, soprattutto con questo panorama intorno, ma poi si dovrà risalire. Ci voltiamo indietro e notiamo la sagoma del Castelletto ora nettamente distinta dalla Tofana.

Ad un certo punto a quota (2090 mt – 2h 30m) si trova un bivio dove occorre tenere la destra altrimenti si scende troppo, si può fare riferimento ad un grosso larice solitario al quale il sentiero gira intorno ed appena superato già si può intravedere la cascata del Majaré, nei cui pressi dovremmo trovare la scala di Minighel. Ci aspettavamo una folla, soprattutto nei pressi della scala, ed invece non c’è nessuno. Al nostro arrivo siamo i soli ad intraprendere la salita (2100 mt – 2h 50m). Indugiamo qualche minuto perché scorgiamo una coppia in discesa, ma poi decidiamo di partire. Qualche tentennamento all’inizio per prendere confidenza con i pioli di ferro e la fune lungo la roccia. E’ una salita particolare, spettacolare, e per nulla faticosa dal punto di vista fisico. La scala si interrompe più volte intervallata da piccoli tratti di cengia. Il pezzo finale è quello più lungo, in 20 minuti si sale in verticale di circa 150 metri, appena saliti si trova un bivio con le indicazioni per il sentiero 403 che permette di aggirare le scale. Noi invece proseguiamo a destra sempre sul 403, ma in salita. Volgiamo lo sguardo davanti a noi verso la conca del Majarè, il tratto più faticoso. Qua e la massi giganteschi, molti dei quali trasformati in piccole fortezze. Man mano che si sale la punta Giovannina  alla nostra sinistra e subito dietro la Tofana di Mezzo si fanno più imponenti e spettacolari con i loro colori rosa-arancio sempre più intensi che sembrano quasi colorare l’aria intorno.

Alla nostra destra la Tofana di Rozes non vuole essere da meno e poco più in la si scorgono nitide le tre dita dove finisce il primo tratto della Lipella. Intanto la fatica comincia a farsi sentire, ma finalmente si vede il Giussani (2580 mt – 4h 45m), ancora un piccolo sforzo e ci siamo. Dal rifugio parte la via normale per  salire la Tofana di Rozes, ma per noi ormai sarà solo discesa verso il Di Bona sul sentiero 403, prima però ci meritiamo un bel riposo ed una pausa pranzo. Prima di ripartire piccola discussione su quale potrebbe essere il percorso che conduce alla ferrata Formenton e che collega la Tofana di mezzo con quella di Dentro, intanto cominciamo a scendere su un sentiero che sembra un’autostrada, alla nostra destra il vecchio rifugio Cantore e davanti a noi un panorama a cui ormai siamo avvezzi.

Incrociamo la deviazione per il Pomedes ed il sentiero attrezzato Astaldi, pausa di riflessione. Lo facciamo o non lo facciamo, decidiamo di proseguire dritti, per oggi abbiamo già dato. Arriviamo al Di Bona verso le 15:45 stanchi ma soddisfatti.

One Response to “11/08/2012 Tofana di Rozes – giro”

  1. Michele ha detto:

    Bravi ragazzi. Il giro è descritto meravigliosamente. Spero di riuscire a farlo al più presto. Complimenti!!!

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