01-02/02/2025 Rifugio De Doo (Cadore)
GIORNO 1
01/02/2025 Costalta – Rifgio De Doo e Zovo
Distanza totale: 7,67 Km (6↑ 0.9↓ 0.77↔)
Altitudine massima: 1940 m
Altitudine minima: 1320 m
Dislivello assoluto: 620 m
Totale salita: 620 m
Totale discesa: -80 m
Tempo: 4h 5′ (soste incluse) 3h 21′ (in movimento)
Presenti: Gruppo più questi (manco io).
Consueta due giorni invernale organizzata da Silvano. Siamo sul Cadore sopra Santo Stefano e precisamente a Costalta, anche se qualcuno è partito da Costa, e dobbiamo raggiungere la gobba del monte Zovo, ma soprattutto il rifugio De Doo sul quale ci sono molte aspettative. Il ritrovo in centro a Costalta è un po’ disallineato, il nostro gruppo parte in orario, mentre un secondo gruppo un po’ più tardi. Il giro sviluppato su due giorni può tranquillamente essere fatto in giornata, ma come sopra scritto siamo qui per goderci anche una notte al rifugio De Doo.
Costalta. Quota 1320 m.
Lasciamo l’auto nel parcheggio più centrale, quello di fronte alla cooperativa di consumo nonché al bar centrale. Nella piazzetta è presente anche un monumento ai caduti della grande guerra oltre che ad una fonte d’acqua. Il tempo è incerto, non sa bene cosa fare, a tratti nevica, il che non mi dispiace in quanto è suggestivo. Ci lasciamo il bar alle spalle e risaliamo una ripida e breve salita prima di fianco ad un tabià ristrutturato e poi sulla successiva casa rimessa a nuovo per sbucare in via Colonello de Villa (0.1 km, 1340 mt, 2′) dove prendiamo a sinistra sulla strada asfaltata. Pochi passi e raggiungiamo il bivio, indicato da tabelle (0.2 km, 1341 mt, 3′) dove proseguiamo a destra in salita per immergerci in un fitto assembramento di tabià, alcuni veramente carini, da fotografia. Lungo il percorso troviamo diversi di questi cartelli che ricordano l’inaspettata passeggiata effettuata da papa Giovanni Paolo II in questi luoghi accolta con stupore, sorpresa ed entusiasmo dagli abitanti. Siamo sul sentiero 165b, andando sempre dritti si arriva a Costalissoio, ad un certo punto prenderemo a destra, ma intanto prosegue il nostro percorso in mezzo ai tabià, ora meno curati, fino ad incontrare questa curiosa finestra (1 km, 1400 mt, 22′) la cui presenza è poco spiegabile fino a che non ci si mette davanti, un perfetto panorama sul paese di Costalta, complici la neve e le nubi che ne uniformano i contorni sembra quasi un fotomontaggio. Proseguiamo sempre con i tabià a farci compagnia e ad osservarci, fino ad un bivio (1.39 km, 1430 mt, 32′) dove prendiamo a destra, percorriamo pochi metri in salita fino ad innestarci su un’ampia strada bianca, in tutti i sensi visto che è coperta di neve, ci sono anche delle tabelle (1.58 km, 1460 mt, 38′). Proseguiamo a destra, a sinistra si scende a Costalissoio, fino ad un grosso incrocio tra strade bianche (2.11 km, 1543 mt, 54′) anche in questo andiamo a destra. La strada intrapresa porta fino in cima al Sasso Grigno, per arrivarci è necessario fare attenzione ad un paio di bivi dove bisogna proseguire dritti, al primo (2.9 km, 1640 mt, 1h 14′) situato all’inizio del Coston del Sasso Grigno, bisogna tenere la sinistra, al secondo (3.66 km, 1739 mt, 1h 29′) situato sempre sul Coston ma più avanti, bisogna invece tenere la destra. Il percorso è veramente suggestivo, poco faticoso come salita, ci si può godere la magia dell’ambiente innevato. Superato il Sasso Grigno, la cui cima non si percepisce, si raggiunge un grosso crocevia di sentieri con una miriade di tabelle (6.23 km, 1900 mt, 2h 37′) al quale proseguiamo a sinistra, domani da qui prenderemo a destra per il rientro. Percorriamo pochi metri fino a trovare la tabella che indica la salita al monte Zovo (6.34 km, 1903 mt, 2h 41′). Nonostante il tempaccio decidiamo di salire, sono pochi metri. Si raggiunge prima una zona semipiana dove ci sono un totem, un palo con le indicazioni dei punti cardinali, una madonnina ed un tavolino. Superando questi manufatti in pochi secondi si raggiunge la cima vera e propria (6.74 km, 1944 mt, 2h 57′). Il monte Zovo è in realtà un dosso panoramico anche se oggi le nubi non permettono alcuna osservazione, ma ci rifaremo domani. Per il momento non ci resta che dirigerci verso il rifugio quindi torniamo alla tabella che indica per la cima per poi proseguire a destra in discesa verso il De Doo, prima però ci soffermiamo presso questo bivacco (7.45 km, 1870 mt, 3h 12′) indicato anche sulla carta, molto spartano in realtà direi che è più appropriato indicarlo come riparo o ricovero, al suo interno un tavolo, una panca ed una stufa economica. Proseguiamo dritti ed in breve raggiungiamo il rifugio, da sopra.
Rifugio De Doo: 7.67 km, 1855 mt, 3h 21′.
Il tempo è inclemente, ma non ci lasciamo incupire anche perché una volta entrati al De Doo, l’umore cambia immediatamente, quando poi saliamo alle camere, la bocca rimane aperta. Siamo fuori dagli standard a cui siamo abituati, più che un rifugio questo è un albergo con tutti i confort del caso. Le stanze sono veramente spettacolari per non parlare dei bagni in camera, meravigliosi. La serata scorre piacevole e gogliardica, siamo i primi ad ordinare, ma per un disguido informatico gli ultimi a mangiare, pazienza, tutto buono comunque, spettacolare poi la sala limitrofa alla nostra con la parete tutta in vetro per godersi il panorama mentre si mangia, meraviglioso, ci tornerò. Aggiungo poi, per chi proprio non volesse camminare, che è presente un servizio navetta da Costa al rifugio, molti avventori infatti salgono a cenare e poi scendono con il fuoristrada.
GIORNO 2
02/02/2025 Rifugio De Doo – Costalta
Distanza totale: 9.95 Km (1↑ 6,3↓ 2.65↔)
Altitudine massima: 1944 m
Altitudine minima: 1320 m
Dislivello assoluto: –624 m
Totale salita: 170 m
Totale discesa: -690 m
Tempo: 4h 40′ (soste incluse) 2h 32′ (in movimento)
Presenti: Gruppo più questi (manco io).
Rifugio De Doo. Quota 1855 m.
Alle 7 circa è prevista l’alba, ovviamente non posso mancare, vedo una bella luce fuori, mi vesto ed esco, oggi è tutta un’altra cosa. Mentre salgo verso lo Zovo affretto il passo, vedo tanta luce ed ho paura di perdermi l’attimo, ma non è così. Sono da solo e la quiete di questo momento, i colori, il silenzio, la luce, non hanno prezzo, sono rigeneranti, curativi. Ritrovo il totem, nessuno l’ha portato via, vedo tutto intorno a me a differenza di ieri, il cielo è limpido escluse le nubi all’orizzante che contribuiscono ad abbellire il panorama, ad accendere i colori. Attendo con pazienza il sorgere del sole ed intanto scatto foto, ci siamo quasi e proprio nel momento topico arrivano Antonio e Francesca, la compagnia è molto gradita mi permette di condividere questo bellissimo momento, ho gli occhi lucidi. Ecco l’alba dal monte Zovo verso est con il cono del Peralba, la prima cima a sinistra:

E verso ovest dove vi sono le cime per noi più conosciute, a sinistra l’Antelao ed il gruppo delle Marmarole, poi il Sorapiss ed il gruppo più a destra con il Popera e le dolomiti di Sesto.

Dietro di noi le cime si illuminano, è fatta, ed è sempre incredibile come in pochi minuti cambia tutto, non ci resta che tornare verso il rifugio, la colazione ci attende, tanto più tardi torneremo qui. Una menzione alla colazione va fatta, spettacolare, ricordo ancora le uova strapazzate, strepitose. Dopo aver fatto il pieno di calorie ci prepariamo e tutto il gruppone, chi prima chi dopo, si rimette in moto, obiettivo monte Zovo. Dal rifugio riprendiamo il sentiero di ieri e risaliamo il 165b sotto una luce completamente diversa. Il serpentone si snoda e si allunga, ognuno con il proprio passo fino al primo bivio con la tabella (0.5 km, 1900 mt, 19′) che indica la cima dello Zovo. La salitella è breve e porta ad un pianoro dove appunto sono presenti una serie di manufatti tra cui il famoso totem dove avviene il misfatto di cui ne paga le conseguenze il povero Silvano che dal canto suo minaccia vendetta. Mentre noi giochicchiamo con la neve un gruppo di temerari raggiunge la cima situata poco più in la’. Oggi ne vale veramente la pena, la giornata è meravigliosa ed il panorama mostra tutte le sue bellezze. Intanto nel pianoro continuano i divertimenti, ma si avverte una certa tensione tra i partecipanti, preoccupati e memori dei minacciosi avvertimenti lanciati da Silvano. Tra i temerari intanto un gruppetto vuole assaporare l’ebbrezza di camminare con le ciaspole sulla neve fresca, ascoltando il dolce crunch, crunch, della morbida neve che si compatta sotto il peso degli energumeni. Una coppia invece non si capisce bene cosa stia facendo, si è persa? Impossibile. Ebbrezza da altitudine, neppure! Stanno solo facendo foto per ricordare questo bellissimo momento, anche gli ultimi alla fine desistono e scendono a malincuore dallo Zovo. Potremmo tagliare lungo il pendio ma per sicurezza decidiamo di andare all’incrocio con tabelle già percorso ieri durante la salita (1.15 km, 1910 mt, 56′) dove ci ricompattiamo. Lasciamo quindi il sentiero 165a per prendere il 165 e raggiungere il rifugio forcella Zovo. Il primo tratto è impegnativo, la neve caduta nella notte ha nascosto la traccia che si intravvede appena, ma più avanti diventa tutto più facile e meno faticoso ed il panorama verso est sulle alpi friulane seppur sconosciuto è stupendo, conosco solo il Peralba, la piramide a sinistra con la cima innevata.

Proseguiamo il cammino fino a raggiungere questo importante bivio (2.3 km, 1807 mt, 1h 27′) dove proseguiamo a sinistra per la Sella dei Pradetti mentre a destra si scende per vie dirette a Costalta. Siamo sempre sul sentiero 165 sul quale poco più avanti in corrispondenza di un curvone verso sinistra, che funge anche da terrazzo panoramico, una catasta di tronchi ci impedisce di proseguire. Il superamento dell’ostacolo avviene in base alla fantasia dei partecipanti, chi si inerpica sui tronchi, chi allunga per il bosco. Superato l’ostacolo raggiungiamo la sella dei Pradetti (2.8 km, 1760 mt, 1h 58′) dove alcuni operai stanno lavorando di brutto, raccolgono ed accatastano tronchi, e noi ci divertiamo a passarci in mezzo, velocemente. Poco più avanti proseguiamo dritti ad un bivio (2.97 km, 1754 mt, 2h) dove a sinistra si procede verso forcella san Daniele alla quale a destra si arriva sull’omonima cima mentre a sinistra si salgono le crode dei Longerin, noi invece dritti lungo una strada bianca ampia ed un po’ noiosa devo dire se non fosse per la compagnia, ma comunque poco faticosa, pendenza docile, in breve raggiungiamo il rifugio forcella Zovo.
Rifugio forcella Zovo: 5.68 km, 1606 mt, 2h 42′.
Il rifugio è veramente bello, tutto in legno, peccato sia chiuso, sbirciamo dalle finestre l’interno che si presterebbe molto bene ad un buon caffè o una birretta, sembra quasi un tipico saloon dei film western, in ogni caso ne approfittiamo per fare una pausa pranzo sui tavoli e panche disposti all’esterno. Dopo la pausa scendiamo poco più sotto dove un grosso bivio identifica forcella Zovo (5.73 km, 1601 mt, 3h 24′) anche se sulla mappa è un po’ più avanti, in ogni caso proseguiamo a destra in via Postauta che è a tutti gli effetti una strada bianca. Subito sulla sinistra tralasciamo una strada bianca che scende a Santo Stefano di Cadore proseguendo dritti. In corrispondenza di una doppia curva alcuni interessanti tabià fanno mostra di sè lungo la strada, mi colpisce in particolare la struttura verandata formata da due colonne di legna laterali e poco più avanti i segni indelebili di Vaia. Poco prima di arrivare in zona La Siega superiamo una piccola cascatella, ed un monumento, da interpretare, bisogna leggere le note, poi il messaggio è chiaro, le due porte rappresentate non dividono ma uniscono due mondi, quello dell’uomo e quello della natura (approfondimento). Arriviamo a la Siega (7.86 km, 1314 mt, 3h 56′ approfondimento) un ampio spazio pianeggiante con panche e tavolini per il pic-nic ed in prossimità del rio Rin. Qui proseguendo dritti si raggiunge Costalta tramite la strada forestale, noi però decidiamo di soffrire ancora un pochino prendendo il sentiero che parte alla fine dei tavoli e sale molto ripido, anche se brevemente per fortuna, in via Potretto, parallela alla forestale ma più alta e che arriva sempre a Costalta. Raggiunta via Potretto procediamo a sinistra (8.24 km, 1380 mt, 4h 6′) su un sentiero che diventa poco più avanti strada bianca in corrispondenza di una serie di tabià. Si cammina prima nel bosco e poi più avanti in spazi aperti che consentono di apprezzare il panorama verso sud-est. Mi attardo un pochino ad ammirare quanto c’è intorno a me, i miei compagni laggiù in fondo mi salutano, ma ho bisogno di stare un po’ da solo per assaporare meglio l’incanto, forse l’ultimo di questa escurionse, rappresentato dal trio delle terze, a sinistra la Terza Piccola (2336 mt), al centro la terza Media (2445 mt), a destra la terza Grande (2586 mt). Arriviamo ad un fitto gruppo di tabià (9.3 km, 1370 mt, 4h 29′) preludio al paese di Costalta, qui alcune tabelle indicano il sentiero 166 che sale alla sella dei Pradetti che abbiamo percorso questa mattina, noi proseguiamo dritti fino a ritrovare l’asfalto in via Colonnello de Villa con una bella panoramica su Costalta ed il punto di discesa (9.85 km, 1342 mt, 4h 38′) che permette di accedere al parcheggio dove si trovano le auto.
Parcheggio auto: 9.95 km, 1337 mt, 4h 40′.
Giornata spettacolare, bel giro, due bei rifugi che meritano di essere visitati, bravi tutti ed alla prossima. Un ringraziamento particolare a Silvano che ha organizzato tutto sopportando le solite seccature e le esigenze di tutti. Grazie “Silvaneo”.


